08 febbraio 2016 12:57

Benvenuti nella politica. O nella politica politicante? Per mesi e mesi il Movimento 5 stelle ha posto un chiaro aut aut al Partito democratico (Pd): o si vota il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili così com’è, stepchild adoption inclusa, o i voti dell’M5s non ci saranno. Ma proprio nel momento in cui il voto nell’aula del senato si avvicina, i Cinque stelle fanno marcia indietro: Beppe Grillo annuncia la “libertà di coscienza” sulle adozioni per le coppie gay e lesbiche come se il suo movimento fosse un partito qualsiasi. E come se l’M5s non avesse preso ampiamente posizione negli ultimi anni.

Già nel 2012 Grillo stesso aveva lanciato un tweet con l’hashtag #NozzeGay che denunciava la mancanza di una legge sulle unioni civili come “vergogna che va attribuita al pdmenoelle, al pdl e alla chiesa”. E nell’ottobre del 2014 gli iscritti certificati al blog di Grillo votarono, con una schiacciante maggioranza dell’84 per cento, a favore delle nozze gay.

Da allora i grillini, attenendosi a quel voto, hanno sempre difeso il ddl Cirinnà, non come soluzione ideale, ma come soluzione minima da cui non era permesso retrocedere. Eppure da un giorno all’altro tutto ciò non vale più: Grillo e Luigi Di Maio, ben 15 mesi dopo, si sono accorti che quel voto online non riguardava le stepchild adoption. Non è neanche tanto vero: nel post esplicativo il senatore Alberto Airola infatti spiegava che erano escluse “le adozioni ex novo” (di un bambino cioè che non sia figlio di nessuno dei due partner).

Il voltafaccia non c’entra niente con i desideri della base. Non c’entra nulla, inoltre, con le procedure decisionali, tanto care al movimento, fissate nell’assunto che i parlamentari Cinque stelle sono dei semplici “portavoce”, vincolati per mandato ai voleri della base. Di colpo anche i senatori pentastellati sono insigniti di una “libertà di coscienza”, come se fossero dei parlamentari cattolici del Pd.

Un’alternativa c’era: si poteva organizzare senza problemi un’altra votazione online. Il risultato però sarebbe stato scontato, quindi questa volta è stata sospesa (non per la prima volta, a dire il vero) la regola aurea dell’”uno vale uno”. E vengono a galla le contraddizioni di un movimento trasversale a tutti gli effetti.

I grillini, a differenza di Podemos e Syriza, si sono chiamati fuori dallo spartiacque destra-sinistra, attirando cittadini arrabbiati

Infatti mentre nel Pd si dibatte sulla questione del Partito della nazione, i Cinque stelle hanno ormai organizzato, con grande successo, l’antipartito della nazione. Non a caso l’M5s nelle elezioni del 2013 è stata la forza più votata tra tutte le fasce di età, con l’eccezione degli over 65, ed era la prima forza tra quasi tutte le categorie professionali, dagli operai ai professionisti, dagli autonomi agli studenti, con l’eccezione di impiegati, casalinghe e pensionati. Quel successo era possibile perché i grillini, a differenza di Podemos in Spagna e Syriza in Grecia, si sono chiamati fuori con successo dallo spartiacque destra-sinistra, attirando cittadini arrabbiati da tutti i campi politici. Infatti già una lettura del blog dà l’idea della vastità del movimento: le voci vanno da persone con un passato nella sinistra radicale a gente dalla mentalità fascisteggiante e forcaiola.

Quella di essere “al di là di destra e sinistra” è stata una scelta che ha garantito il massimo dei consensi, comportando in un primo tempo un bassissimo prezzo. Infatti finché si è nel campo della protesta le contraddizioni tra i vari segmenti dell’elettorato – unito soltanto dalla sua rabbia contro la casta – rimangono sotto traccia. E anche entrando nel campo delle proposte non si paga pegno almeno finché quelle proposte rimangono irrealizzabili. Chiedere il reddito di cittadinanza o l’eliminazione degli F35, la riduzione delle tasse per gli autonomi o l’uscita dall’euro non costa niente, in termini elettorali, finché quelle proposte rimangono sulla carta.

Il gioco invece si fa molto più difficile quando si rischia di vedere realizzato uno dei punti del programma. Avevano un bell’ironizzare i Cinque stelle sui tormenti del Pd intorno alle unioni civili e particolarmente intorno alla stepchild adoption: ora si trovano esattamente nella stessa situazione. O votano a favore, contro la sensibilità di molti loro elettori cattolici, o votano contro, urtando i sentimenti dei loro sostenitori laici e di sinistra.

È questo l’amaro destino di tutti i catch all parties, i partiti “piglia-tutto”. Ed è, va detto, del tutto naturale che il Movimento 5 stelle ora si confronti con questo dilemma, cercando di evitare scelte che possano mettere a repentaglio la sua tenuta elettorale. Meno scontati rimangono invece i processi decisionali in cui il padre fondatore – che aveva appena dichiarato di aver fatto “un passo di lato” – ordina una goffa retromarcia, quella sì degna della peggiore politica politicante.

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