La pace ribelle. Esclusivo: le rivelazioni dello Spiegel sul piano di Parigi e Berlino. I commenti di Le Monde, The Guardian, Al Hayat, The Wall Street Journal
La lingua che parliamo influenza il nostro modo di pensare?
Negli stati settentrionali si moltiplicano gli scontri tra cristiani e musulmani
La proposta franco-tedesca
Per un mondo più equilibrato serve un’Europa protagonista
Le scuole pubbliche non funzionano? Chiamiamo i militari
Le giustificazioni per l’intervento in Iraq sono bugie
Le differenze tra Usa ed Europa sulla guerra sono solo strategiche, non morali
Passione per l’archeologia, gusto del rischio o semplice curiosità? Gli Stati Uniti sono pronti ad attaccare, eppure c’è chi va in vacanza in Iraq
“C’è un aspetto propagandistico in questa guerra, ed è la gara tra chi soffre di più. Ciascuna delle due parti cerca di persuadere il mondo che è la più infelice. Come in ogni campagna propagandistica, l’uso dell’informazione è selettivo, distorto e moralistico. Se vogliamo basare la nostra informazione (o dovremmo chiamarla propaganda?) sull’ipotesi che la comunità internazionale si berrà la dubbia merce che stiamo cercando di venderle – che sia per ignoranza o per ipocrisia – va bene. Ma se vogliamo farci un esame di coscienza, abbiamo il dovere verso noi stessi di ammettere l’amara verità: forse vinceremo questa guerra sul campo militare, forse otterremo qualche vantaggio diplomatico, ma sul piano morale non abbiamo nessun vantaggio, né alcuno status particolare”. Ze’ev Maoz, professore di scienze politiche a Tel Aviv, sul quotidiano israeliano Ha’aretz, il 25 luglio 2006. Leggi
Attacco al presidente francese Chirac e alla sua politica estera
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