I sostenitori dell’ex presidente boliviano Evo Morales, che da metà ottobre guidano manifestazioni antigovernative caratterizzate da blocchi stradali, il 6 novembre hanno annunciato una tregua di 72 ore “per motivi umanitari”.

“Ci prendiamo una pausa (…) per motivi umanitari”, ha dichiarato Humberto Claros, segretario generale della Confederazione sindacale unica dei lavoratori contadini della Bolivia, alla radio Kawsachun coca, un’emittente legata all’ex presidente Morales.

Il leader ha parlato di “quattro morti” e “almeno cento feriti” tra i manifestanti durante gli scontri con la polizia degli ultimi giorni. Tuttavia, il governo ha negato che ci siano state delle vittime e l’ufficio del difensore civico ha dichiarato all’Afp di non aver ricevuto “alcuna segnalazione” di decessi.

Le ultime cifre fornite dalle autorità parlano di 127 feriti, tra cui 92 agenti di polizia e circa 180 persone arrestate.

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L’annuncio della tregua arriva in un momento in cui le forze di sicurezza sono riuscite a sgomberare diverse strade. “Abbiamo ridotto al minimo i blocchi stradali”, ha dichiarato il ministro dell’interno Eduardo Del Castillo in una conferenza stampa.

Secondo l’amministrazione autostradale boliviana, ci sono ancora sei blocchi, soprattutto nel dipartimento di Cochabamba (centro), roccaforte politica di Evo Morales.

Il 1 novembre l’ex presidente ha chiesto una sospensione dei blocchi e ha annunciato che avrebbe cominciato uno sciopero della fame per sollecitare il dialogo con il governo dell’attuale presidente Luis Arce.

I manifestanti hanno cominciato a bloccare le strade il 14 ottobre per denunciare la “persecuzione giudiziaria” del loro leader, indagato per il presunto stupro di una ragazza di 15 anni. Ora chiedono anche le dimissioni del presidente Arce, considerato responsabile della crisi economica del paese.

Le tensioni sono aumentate il 1 novembre quando duecento soldati sono stati “presi in ostaggio” in tre caserme dai sostenitori di Morales, nel dipartimento di Cochabamba.

Evo Morales e Luis Arce si contendono il controllo della sinistra e la candidatura alle elezioni presidenziali del 2025 alle quali Morales, 65 anni, vuole partecipare nonostante una sentenza del tribunale lo abbia escluso dalla competizione.