06 ottobre 2015 17:37

Taking my time è una retrospettiva, ospitata a Milano alla galleria Area35 fino al 30 ottobre 2015, dedicata al lavoro del fotografo statunitense Joel Meyerowitz. Dai suoi esordi negli anni sessanta a oggi, l’esposizione è il diario visivo di un artista che per oltre mezzo secolo ha catturato momenti, spesso frazioni di secondo, e ha saputo renderli eterni.

Meyerowitz lavorava come direttore artistico in un’agenzia di comunicazione quando incontrò il fotografo Robert Frank, nel 1962, che stava scattando delle immagini per una campagna di moda. I movimenti di Frank catturarono talmente l’attenzione di Meyerowitz che, tornando a casa per le strade di New York, non riusciva a distogliere lo sguardo da quello che gli accadeva intorno: “Era come leggere un testo tra quei marciapiedi, li vedevo come non li avevo mai visti prima”, racconta Meyerowitz. Il giorno dopo lasciò il lavoro e prese la sua prima macchina fotografica.

Meyerowitz è oggi uno degli street photographer più conosciuti al mondo. Influenzato dallo stile di Henri Cartier-Bresson e Eugène Atget, ha raccontato la vita di tutti i giorni in numerose città europee e statunitensi, anche se le strade caotiche di New York rimangono il suo set preferito: “Nessun’altra strada è così seducente come la Fifth avenue, capace di combinare eleganza e povertà allo stesso tempo”, spiega Meyerowitz.

La mostra a Milano fa parte della rassegna Hungry eyes, realizzata dal festival internazionale di fotografia Cortona on the move. Le quasi cinquanta immagini esposte includono i paesaggi in grande formato di Cape Cod colti nella luce naturale, i ritratti del lavoro Redheads in cui ha fotografato solo persone con i capelli rossi e le immagini scattate a Ground zero nei mesi successivi agli attacchi dell’11 settembre 2001. Oltre a molte scene ironiche e spesso ambigue delle strade di New York dove ha potuto cogliere “la profondità delle ombre e la brillantezza della luce del sole”.

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