08 ottobre 2015 17:47

Germania, fine anni settanta. Il dopoguerra è stato superato, il miracolo economico è stato raggiunto e la divisione tra Germania Est e Germania Ovest è stata completata.

Negli undici anni prima della caduta del muro di Berlino (il 9 novembre 1989) il fotografo tedesco Rudi Meisel ha documentato la vita quotidiana delle persone che abitavano in entrambi i lati: gli edifici distrutti, gli incontri nei bar, la ribellione giovanile, le strade in rovina. Aveva cominciato a 20 anni e nel 1975, già fotografo professionista, aveva fondato il collettivo Visum. A ogni viaggio scattava le sue foto per i lavori commissionati da varie riviste e giornali e molte altre le faceva per se stesso.

Le due Germanie nelle immagini di Meisel appaiono “straordinariamente simili nelle loro natura piccolo borghese, nell’architettura e nelle abitudini”, spiega Felix Hoffmann, curatore della mostra ospitata a Berlino fino al 1 novembre 2015. E aggiunge che il lavoro di Meisel forma un archivio storico unico, che pochi altri fotografi hanno saputo realizzare.

Come nella tradizione della street photography, il suo sguardo è attento, senza malizia e mostra una realtà inalterata. “Sono un fotografo, non un artista. Vorrei che le persone capissero le mie foto al primo sguardo e spero che non abbiano bisogno di spiegazioni”, dice l’autore.

Meisel, classe 1949, è un fotografo documentarista nella tradizione di Henri Cartier-Bresson e Robert Frank. La mostra ospitata alla galleria C/O di Berlino presenta ottanta immagini tratte dal libro Landsleute 1977-1987. Two Germanys pubblicato da Kehrer Verlag.

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