23 maggio 2016 17:12

Il museo d’arte contemporanea di Lissone ospita la mostra Dell’infingimento. Quello che noi crediamo di sapere della fotografia, una collettiva che include le opere di sedici autori italiani e internazionali, provenienti dalla collezione Malerba.

L’obiettivo dell’esposizione è quello di far interrogare lo spettatore sul rapporto tra la fotografia e il racconto della verità, nel sottile dialogo tra realtà e finzione. “Il mezzo fotografico ci rivela il mondo come appare agli occhi del fotografo anziché ai nostri occhi; è un mondo fatto di verità e di inganni, di equivoci o di trucchi ottici”, spiega il curatore Alberto Zanchetta.

Le opere degli autori esposti uniscono la fotografia a volte al teatro, altre alla pittura. Un esempio è il lavoro del giapponese Yasumasa Morimura che prende in prestito immagini di altri artisti e le riproduce sotto forma di autoritratto; Olivier Richon e Lukas Einsele si confrontano invece sul linguaggio e l’estetica della natura morta in pittura e la rivisitano attraverso la fotografia. E sempre dalla storia dell’arte attinge la serie di Joan Fontcuberta, ispirata alla luce e alle composizioni del pittore Giuseppe Arcimboldo.

Il lavoro di Mino Di Vita invece si confronta con il paesaggio e l’uso dello spazio. Di Vita raffigura una Venezia immobile, notturna, senza la folla dei turisti che di giorno la riempiono, “e riesce a trasformarla in una quinta scenografica”, spiega Zanchetta. Infine, le luci usate nei ritratti di Alessandra Spranzi sembrano mostrare soggetti calcificati, nel desiderio di evidenziarne il valore scultoreo.

La mostra a Lissone durerà fino al 20 luglio 2016.

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