12 luglio 2016 14:46

In Kenya, secondo un’antica tradizione, quando una donna resta vedova deve risposarsi con un parente del marito morto.

Secondo un’inchiesta presentata all’Onu alla fine del 2015, due delle pratiche tradizionali più pericolose sono la “pulizia della vedova” – cioè i rituali di “purificazione” a cui deve sottoporsi una donna appena morto il marito – e “l’eredità della vedova”. Può accadere, cioè, che le vedove siano “ereditate” dal fratello del marito, diventando la sua prima moglie o una delle sue spose, una tradizione diffusa in alcune zone dell’Africa, dell’Asia meridionale o del Medio Oriente.

Le donne che rifiutano di diventare mogli ereditate, vengono isolate dal resto del villaggio, perdendo tutto ciò che hanno; la famiglia del marito, infatti, ha il diritto di confiscare tutti i loro beni. Molte donne, soprattutto le più anziane, accusate di aver ucciso i mariti oppure di stregoneria, vengono sottoposte a violenze e torture che, in molti casi, ne provocano la morte. Inoltre, queste pratiche tradizionali contribuiscono alla diffusione dell’aids, dell’ebola e di altre malattie infettive.

Nel 2012 nel villaggio di Ragumu, nella provincia di Kisumu, è stata fondato il St. Monica widows group, un gruppo che fornisce sostegno economico e psicologico alle vedove keniane. Le donne che ne fanno parte lavorano e si mantengono fabbricando mattoni ma, soprattutto, riescono a sentirsi parte di una comunità.

In Kenya ci sono circa un milione e mezzo di vedove, circa l’11,6 per cento della popolazione femminile. Nel mondo oltre 38 milioni di vedove vivono in condizioni di estrema povertà.

Le fotografie sono state scattate nella sede dell’associazione nel 2014 da Giuseppe Chiantera.

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