Venivano a trovarci degli amici tedeschi d’estate con uno strano furgone, un camper con un doppio pavimento che nascondeva un vano abbastanza grande per contenere due bambini. Una volta giocammo a fare i sommozzatori: dal buco del coperchio mi buttarono giù un tubo di plastica per respirare, ma all’improvviso arrivò il proprietario e i bambini tirarono via il tubo. Persi tutti i denti davanti in un colpo solo. Per fortuna erano da latte! Il doppio fondo serviva per nascondere le persone e portarle via dalla Germania Est verso un ovest che s’immaginava più libero. Chris ha la mia età e ha passato il confine in costume da bagno, fingendo di fare una passeggiata nel bosco con la mamma e il papà in Ungheria, alla ricerca di lamponi. Non c’era nessuno nella torre di guardia lì, ma loro non lo sapevano. Cominciarono a correre pensando a ogni passo di essere un bersaglio, ma nessuno sparò e ce la fecero. Sono stati rifugiati a Vienna, poi sono finiti in una fabbrica della Germania Ovest. Chris non sa se i lamponi dell’ovest erano più succulenti, ma dice sempre: se non ci fosse stato un muro forse non saremmo scappati. Avremmo viaggiato. E così sogniamo un mondo in cui queste linee immaginarie difese da mura non esistono, dove il doppio fondo dei furgoni – e la pancia dei barconi o il tetto dei treni – serve solo a giocare, dove nessuno deve diventare bersaglio per poter viaggiare.

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Questo articolo è uscito sul numero 1557 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati