Report, fortunato programma d’inchieste e ricevitore automatico di querele, torna in onda al posto che fu di Fazio, la domenica sera su Rai3. Come su tutto, ci si divide anche sul lavoro di Sigfrido Ranucci e colleghi: se siano obiettivi o faziosi, se il loro agire sia puramente giornalistico o costruito intorno a tesi precostituite, e ben venga il dibattito, ma agli inviati di Report nessuno può negare la cintura nera della resistenza non violenta. Ogni volta che li vedo impegnati a farsi spazio tra gli energumeni della sicurezza di un politico che rilascia dichiarazioni a tutti tranne che a loro, che a tutti sorride tranne che a loro, che per tutti trova un minuto tranne che per loro, laddove per tutti intendiamo cronisti la cui domanda più molesta si limita a un “giornata importante, vero?” , ogni volta che dopo chilometri all’inseguimento riescono finalmente a porgere il microfono, e ogni volta che il potente di turno, come Romano La Russa, fratello di Ignazio, insofferente alle domande su appalti a dir poco bizzarri, sottrae il microfono, sposta la telecamera, dà buffetti minacciosi per poi allontanarsi sghignazzando come se fosse un fatto privato e non una scena pubblica, io agli inviati di Report, se fossi un cardinale, darei un attestato di adamantina cristianità “per sostanziare il detto porgi l’altra guancia” e mettere un argine al karma negativo di noi spettatori che quel potente vorremmo strangolarlo. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1533 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati