29 aprile 2015 16:02

Nonostante gli appelli alla grazia da parte della comunità internazionale, l’Indonesia ha eseguito le condanne a morte di otto persone colpevoli di traffico di droga, tra cui sette stranieri. Il presidente Joko Widodo, intransigente sull’applicazione della pena di morte per il traffico di stupefacenti, ha resistito alle pressioni diplomatiche internazionali e ha respinto la richiesta di grazia dei condannati.

Mary Jane Veloso durante il processo fuori del tribunale di Sleman, a Yogyakarta, il 3 marzo 2015. (Ignatius Eswe, Reuters/Contrasto)

Chi erano i condannati

  • Due australiani. Andrew Chan, 31 anni, e Myuran Sukumaran, 33, erano i capi di una gang nota come “i nove di Bali”. Erano stati arrestati all’aeroporto principale di Bali nel 2005 dopo aver tentato di trasportare in Australia otto chili di eroina. Sono stati condannati alla pena capitale nel 2006, mentre i loro complici, tutti australiani, sono stati condannati a pene detentive tra i diciotto anni e l’ergastolo da scontare in Indonesia. Da allora, i loro avvocati hanno moltiplicato i ricorsi per evitare l’esecuzione. Il governo australiano ha chiesto la grazia e l’apertura di un’inchiesta sulla presunta irregolarità del processo. La corte costituzionale indonesiana aveva accettato di esaminare il ricorso il 12 maggio, ma i due uomini sono stati fuciliati prima. Canberra ha richiamato il suo ambasciatore a Jakarta.
  • Tre nigeriani. Sylvester Obiekwe Nwolise, 49 anni, originario della Nigeria, è stato arrestato nel 2002 all’aeroporto di Jakarta con 1,2 chili di eroina. Anche Okwudili Oyatanze, 45 anni, è stato condannato per traffico di eroina, insieme a Raheem Agbaje Salami, arrestato con 5 chili di eroina all’aeroporto di Surabaya nel 1998.
  • Un ghaneano. Martin Anderson, 50 anni, è stato condannato per traffico di droga nel 2003. Secondo l’Indonesia, è di nazionalità nigeriana, ma la Nigeria sostiene che è ghaneano.
  • Un brasiliano. Rodrigo Muxfeldt Gularte, 42 anni, originario dello stato di Paraná, nel sud del Brasile, è stato arrestato nel 2004 dopo essere entrato in Indonesia con sei chili di cocaina nascosta all’interno di alcune tavole da surf ed è stato condannato a morte nel 2005. La famiglia ha tentato di ottenere la grazia con la motivazione che gli era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide, cerando di farlo internare in una clinica psichiatrica. Anche il governo brasiliano ha cercato di fare sospendere la sua esecuzione per motivi umanitari. Rodrigo Gularte è il secondo brasiliano ucciso in Indonesia quest’anno. La condanna a morte per traffico di droga di Marco Archer Cardoso Moreira, originario di Rio de Janeiro, era stata eseguita a gennaio, scatenando una crisi diplomatica tra Jakarta e Brasilia.
  • Un indonesiano. Originario di Palembang, nel sud dell’isola di Sumatra, Zainal Abidin è stato arrestato nel 2001 dopo essere stato trovato in possesso di 58,7 chili di marijuana. Inizialmente condannato all’ergastolo, la pena è stata commutata in condanna a morte.

Condanne sospese

  • Un francese. Serge Atlaoui, 51 anni, condannato a morte per un traffico di droga che lui ha sempre negato, è stato ritirato dalla lista delle esecuzioni imminenti in attesa del verdetto della corte suprema sul ricorso presentato. I motivi della sospensione della sua esecuzione non sono del tutto chiari. Le pressioni diplomatiche di Parigi non sono una spiegazione sufficiente: le pressioni di François Hollande possono avere un impatto limitato dato che la Francia è solo il diciottesimo partner commerciale dell’Indonesia.
  • Una filippina. All’ultimo momento è stata rinviata anche la condanna a morte di Mary Jane Veloso, in seguito a una svolta nell’inchiesta che la riguarda. Veloso, 30 anni e madre di due figli, è stata arrestata nel 2009 all’aeroporto di Yogyakarta, nell’isola di Java, in possesso di 2,6 chili di eroina. La donna ha sempre sostenuto di essere andata in Indonesia in cerca di lavoro e di essere finita nelle rete di un’organizzazione internazionale di trafficanti di droga che hanno nascosto la sostanza nella sua valigia a sua insaputa. I tentativi di appello delle Filippine sono caduti nel vuoto, così come il messaggio video dei figli di Veloso rivolto ai figli del presidente indonesiano. Il 27 aprile il tribunale di Sleman ha respinto il suo secondo ricorso e l’esecuzione è stata rinviata dopo che la donna che presumibilmente l’aveva reclutata per andare in Indonesia si è consegnata alla polizia.

La pena di morte in Indonesia

In Indonesia la pena di morte è prevista dalla legge, ma il paese è uno di quelli che ha eseguito meno condanne negli ultimi anni. Tra il 1998 e il 2013 non è stata eseguita alcuna condanna a morte. Ma nel 2013 le esecuzioni sono riprese e cinque persone sono morte. Dopo un 2014 senza esecuzioni, nei primi mesi del 2015 il bilancio è già di 14 condanne a morte eseguite. Il 18 gennaio sono state uccise sei persone, tra cui cinque stranieri (un olandese, un brasiliano, un vietnamita, un nigeriano e un cittadino del Malawi), tutti condannati per traffico di droga. È il risultato della linea dura del presidente Joko Widodo contro il traffico di droga.

Secondo un rapporto dell’Australian broadcasting corporation (Abc), tra il 1999 e il 2014 in Indonesia sono state condannate a morte 27 persone per crimini legati al traffico di droga.

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