04 maggio 2015 08:52
Scontri a Tel Aviv in Israele durante le manifestazioni di domenica contro le discriminazioni nei confronti degli israeliani di origine etiope. Cinquanta i feriti, soprattutto fra i poliziotti. (Baz Ratner, Reuters/Contrasto)

Una cinquantina di persone, in maggioranza poliziotti, sono rimaste ferite negli scontri di domenica sera a Tel Aviv in Israele seguiti a una manifestazione contro le violenze degli agenti e le discriminazioni verso gli israeliani di origine etiope.

La polizia ha sparato granate per disperdere la folla e impedirle di raggiungere il municipio. I manifestanti hanno lanciato pietre, bottiglie e sedie contro gli agenti. Idranti e gas lacrimogeni sono inoltre stati utilizzati per dissuadere i manifestanti delle strade adiacenti, invano.

Secondo la polizia, 46 poliziotti e almeno sette manifestanti sono rimasti feriti mentre almeno ventisei persone sarebbero state arrestate. Stando alla ricostruzione dei media locali, circa 10mila persone erano arrivate per protestare a Tel Aviv, tre giorni dopo un raduno simile a Gerusalemme, anch’esso degenerato in scontri.

Le proteste sono scoppiate dopo la diffusione di un video di sorveglianza in cui un poliziotto israeliano aggrediva un soldato etiope in uniforme. Sono più di 120mila gli ebrei di origine etiope che vivono in Israele, arrivati nel paese durante gli anni ottanta e novanta. L’integrazione nella società israeliana è sempre stata molto difficile. Il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato che oggi incontrerà i rappresentati della comunità etiope e Damas Pakedeh, il soldato vittima della violenza della polizia.

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