19 maggio 2015 13:00

La polizia di Catanzaro ha arrestato cinquanta persone coinvolte in un giro di partite truccate gestito da esponenti della ’ndrangheta, che riguardava i campionati di calcio di Lega Pro e Serie D. L’operazione, chiamata “Dirty soccer”, è stata coordinata dalla procura distrettuale antimafia.

Ecco quello che sappiamo finora dell’inchiesta:

  • Al centro delle indagini c’era una rete formata da calciatori, allenatori, presidenti e dirigenti sportivi di più di trenta squadre. Settantasette persone risultano indagate. Le organizzazioni criminali erano due: una si occupava della Lega Pro, l’altra della Serie D.
  • Secondo gli inquirenti, nel corso della stagione 2014-2015 sono state truccate 28 partite di Lega Pro e di Serie D (qui l’elenco delle partite sospette). La polizia ha arrestato 27 presidenti e dirigenti, 17 calciatori, cinque allenatori, un ufficiale di polizia e dieci presunti “finanziatori” del giro di scommesse, tra i quali c’erano anche cittadini stranieri (qui tutti i nomi delle persone fermate).
  • L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, con l’aggravante di avere favorito organizzazioni mafiose. Gli accusati rischiano fino a nove anni di carcere.
  • L’inchiesta è nata da alcune indagini sulla cosca ’ndranghetista degli Iannazzo, nel corso delle quali gli inquirenti hanno scoperto legami tra Pietro Iannazzo, un esponente di spicco della cosca, e persone legate al Neapolis, una squadra del girone I di Serie D. Seguendo questa pista, la polizia ha scoperto un’altra associazione, formata da soggetti che si trovano all’interno della squadra della Pro Patria.
  • Gli arresti e le perquisizioni si sono svolti in 21 province italiane: Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, L’Aquila, Ascoli Piceno, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova, Savona.
  • La direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha dichiarato che il gruppo ha cercato di truccare anche partite di Serie B e “altre ancora più importanti”. La dda però ha dichiarato che “non ha elementi per dire se la cosa sia andata a buon fine” oppure no.

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