12 luglio 2015 12:45

L’accordo di pace e di riconciliazione proposto dalle Nazioni Unite per la Libia è stato firmato nella serata di sabato a Skhirat in Marocco, a sud della capitale Rabat. Al testo preparato dall’inviato dell’Onu, il diplomatico spagnolo Bernardino León, manca però la firma di una delle due parti in conflitto: il parlamento di Tripoli, in cui c’è una forte presenza di Fratelli musulmani e che è appoggiato dai miliziani islamici della coalizione Alba libica. A firmare è stato il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, che controlla solo parte della Cirenaica nell’est del paese.

Il mediatore delle Nazioni Unite ha comunque sottolineato che l’intesa rappresenta “una cornice globale per continuare la transizione politica iniziata nel 2011”. Il documento, che prospetta la fine dei combattimenti e la formazione di un governo di unità nazionale, è stato firmato anche da altre fazioni minori. Tra queste, la più importante è quella della città di Misurata, alleata con la coalizione Alba libica che controlla dall’agosto scorso Tripoli e la Tripolitania.

L’intesa sponsorizzata dalle Nazioni Unite prevede la formazione di un governo di unità nazionale guidato da un premier e due vice, dotati di poteri concreti, per un anno. Nel documento si indica anche come unico parlamento legittimo quello di Tobruk. Aspetto, quest’ultimo, giudicato inaccettabile dalle autorità di Tripoli.

Ad aggravare il caos libico c’è l’avanzata nel paese del gruppo Stato islamico, che controlla Derna ma ha già colpito più volte Tripoli e assedia Sirte. La minaccia jihadista – come hanno ripetuto a più riprese i ministri degli esteri di Italia, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania e Spagna – dovrebbe essere proprio la molla per fare scattare una solidarietà nazionale contro il comune nemico tra le autorità di Tripoli e quelle di Tobruk. Ma finora questo non si è verificato.

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