10 agosto 2015 17:00
Daniel Scioli festeggia la vittoria alle primarie di ieri al fianco della moglie Karina Rabolini. Buenos Aires, 10 agosto 2015. (Damian Dopacio, Afp)

Daniel Scioli, governatore della provincia di Buenos Aires e unico candidato del Fronte per la vittoria (Fpv), la sinistra peronista a cui appartiene la presidente Cristina Fernández de Kirchner, ha ottenuto il 38 per cento del voti nelle primarie del 9 agosto in Argentina. Il suo avversario alle elezioni presidenziali del 25 ottobre sarà il sindaco della capitale Mauricio Macri, del conservatore Propuesta Republicana (Pro), che si è imposto sugli altri candidati dell’alleanza Cambiemos, che in totale ha ottenuto il 30 per cento. Sergio Massa si è affermato come candidato della coalizione Una nuova alternativa (Una) che sta all’opposizione, che ha sfiorato il 21 per cento dei consensi.

Le primarie sono state introdotte in Argentina nel 2009. Tutte le forze che vogliono partecipare alle elezioni politiche sono obbligate a presentare i propri candidati alle primarie, che vengono convocate qualche mese prima del voto. Si celebrano in contemporanea in tutte le province del paese e la partecipazione è obbligatoria per gli elettori che abbiano meno di 70 anni. Per queste tre caratteristiche, il voto di domenica 9 agosto è di fatto un’anticipazione delle consultazioni che si terranno in ottobre, quando gli argentini saranno chiamati alle urne per rinnovare la camera dei deputati, un terzo del senato, i governatori di alcune province (tra cui quella di Buenos Aires, dove Scioli è in scadenza), ma soprattutto il nuovo presidente, che assumerà l’incarico in dicembre, chiudendo 12 anni di era Kirchner (quattro di Néstor Kirchner e otto della sua vedova Cristina Fernández).

Scioli ha corso alle primarie come candidato unico della forza di governo. Per lui, quindi, il voto non serviva ad affermarsi su un rivale interno, ma a misurare le forze rispetto all’opposizione in vista delle presidenziali. È chiaramente il favorito per la successione a Cristina Fernández de Kirchner, tanto che nel paese lo chiamano “candidato K”, iniziale che viene comunemente utilizzata nel paese per riferirsi alla presidente in carica. Ma la corsa per la Casa Rosada è aperta e per nulla decisa: Scioli non è arrivato al 40 per cento preventivato per rendere più sicura una vittoria al primo turno, il terzo polo ha incassato un risultato importante e se al ballottaggio dovesse fare convergere il proprio peso su Macri ne decreterebbe la vittoria, a discapito del Fronte kirchnerista.

A Cristina Fernández de Kirchner, “presidenta” dal dicembre del 2007, la costituzione vieta di candidarsi per la terza volta e suo marito Néstor Kirchner, che l’ha preceduta, è morto nel 2010. All’interno della coalizione Fpv, che dal 2003 sostiene i governi kirchneristi, il testimone è passato a Scioli, molto popolare nel paese sia come politico sia come sportivo. Nato nel 1957, ha studiato marketing all’università della capitale ed è corridore di moto nautiche. Nel 1989 ha perso un braccio durante una gara. Otto mesi dopo è tornato in acqua con una protesi e negli anni successivi ha vinto otto campionati mondiali. Poi è entrato in politica. È stato deputato del Partito justicialista per due legislature, segretario con delega allo sport nel 2002 e vicepresidente di Néstor Kirchner dal 2003. Nel 2007 non si è candidato alle elezioni politiche e ha lasciato spazio alla moglie del presidente. È stato eletto governatore della provincia di Buenos Aires. Confermato nel 2011, ha raggiunto il record del 55 per cento dei consensi in una provincia chiave: la regione della capitale produce il 40 per cento del pil dell’Argentina e accoglie il 38 per cento degli elettori del paese sudamericano.

Negli ultimi anni, Scioli e la presidente non sono andati troppo d’accordo. Lei lo definiva troppo di destra e lui ha preso le distanze dal governo che, per cercare di frenare la crisi economica, tra altre misure antiliberiste, ha limitato l’accesso alle valute straniere e tassato pesantemente le importazioni. In vista delle elezioni, comunque, hanno deciso di continuare nell’alleanza per contrastare l’ascesa di Macri.

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