17 settembre 2015 17:01

In Burkina Faso l’esercito ha rovesciato il governo. L’annuncio, letto dal tenente colonnello Mamadou Bamba, è stato trasmesso in diretta dalle televisioni e radio nazionali dopo che ieri i soldati della guardia presidenziale, guidati dal generale Gilbert Diendéré, avevano preso in ostaggio il premier Yacouba Isaac Zida, il presidente Michel Kafando e due ministri. Si tratta del secondo golpe in meno di un anno, dopo che nell’ottobre 2014 i militari avevano fatto cadere il regime del presidente Blaise Compaoré, al potere da ventisette anni.

Il presidente del Consiglio nazionale di transizione – il parlamento provvisorio istituito dopo il colpo di stato in attesa di elezioni – ha fatto appello al resto delle forze armate per fermare i golpisti, e ha dichiarato che avrebbe preso la guida del paese fino alla liberazione del presidente. Invece la nuova giunta militare ha subito creato un organismo chiamato Consiglio nazionale per la democrazia che sarà guidato dallo stesso Diendéré, per anni consigliere militare e capo dell’intelligence di Compaoré. Diendéré ha dichiarato di godere già del sostegno dell’intero esercito, assicurando che gli ostaggi saranno presto rilasciati.

Il fallimento del processo elettorale. L’11 ottobre si sarebbero dovute svolgere le elezioni, le prime dopo il colpo di stato dell’anno scorso che ha messo fine al regime di Compaoré, ora in esilio in Costa d’Avorio. Nel comunicato trasmesso dalle reti nazionali, l’esercito ha criticato le regole che vietavano di candidarsi ai membri del partito del presidente esiliato, il Congresso per la democrazia e il progresso (Cdp). All’inizio della settimana, il 14 settembre, una commissione governativa aveva chiesto di smantellare la guardia presidenziale, accusata di repressioni e uccisioni durante le proteste del 2014 che avevano portato alla fine del regime di Compaoré. In un’intervista a Jeune Afrique Diendéré ha preso le distanze dal Cdp e ha detto che ci saranno comunque delle elezioni.

Il tenente colonnello Mamadou Bamba legge in televisione il comunicato della giunta militare che ha organizzato il colpo di stato in Burkina Faso, il 17 settembre del 2015. (Issouf Sanogo, Afp)

Le proteste. Un centinaio di persone si è radunato oggi nel centro della capitale per protestare contro il colpo di stato. I manifestanti sono stati dispersi dai militari, armati di manganello, che hanno sparato colpi d’avvertimento e arrestato alcune persone. Un medico del principale ospedale di Ouagadougou ha riferito che un uomo è morto e sessanta sono rimasti feriti. I militari hanno imposto il coprifuoco dalle 19 alle 6 del mattino e hanno chiuso le frontiere.

Anche in altre città si protesta contro il colpo di stato. A Bobo-Dioulasso, la seconda città del paese che si trova nell’ovest, la maggior parte dei negozi è stata chiusa e la casa di un membro del Cdp è stata data alle fiamme. A Banfora, una città vicina, gli abitanti hanno eretto delle barricate per impedire ai veicoli di circolare, e lo stesso è successo a Fada N’gourma, nell’est. Negozi e uffici sono rimasti chiusi anche a Ouahigouya, a nord della capitale, e a Tenkodogo, nel centro, dove gli abitanti hanno messo in piedi un comitato per la difesa della democrazia.

Le reazioni della comunità internazionale. In Francia, il presidente François Hollande ha condannato il colpo di stato nell’ex colonia chiedendo “la liberazione immediata di tutte le persone arrestate”, oltre al reinsediamento delle autorità di transizione. Il ministero degli esteri francese ha invitato i circa tremila concittadini che si trovano in Burkina Faso a non uscire di casa. Anche l’Unione europea, gli Stati Uniti e l’Onu hanno stigmatizzato l’accaduto.

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