23 settembre 2015 18:00

Non si sono ancora risolte le divergenze nell’Unione europea sulle quote di distribuzione dei migranti. I 28 leader dei paesi membri dell’Ue sono riuniti a Bruxelles per trovare un accordo definitivo sulla soluzione della crisi, dopo le forti tensioni dei giorni scorsi al confine tra Ungheria, Serbia e Croazia.

La Slovacchia ha dichiarato che farà ricorso contro il piano approvato ieri dai ministri dell’interno dell’Ue, che prevede delle quote obbligatorie per la redistribuzione di 120mila migranti nei prossimi due anni. La Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Romania e la Slovacchia hanno votato contro la misura, mentre la Finlandia si è astenuta.

Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha chiesto “un piano concreto”. Prima del vertice, la Commissione europea ha fatto alcune proposte per risolvere la crisi. Tra queste:

  • Inviare dei gruppi di supporto negli hotspot, i centri d’identificazione dei migranti.
  • Ripristinare la libertà di movimento nell’area Schengen, dopo che alcuni paesi, soprattutto l’Ungheria, recentemente hanno reintrodotto i controlli al confine.
  • L’invio di moniti ai 19 paesi membri che non hanno garantito le procedure di asilo ai migranti.
  • La proposta di sbloccare altri 1,7 miliardi di euro per contrastare la crisi: un miliardo andrebbe alla Turchia, il resto a organizzazioni umanitarie e polizia.

L’Ungheria continua ad opporsi alle quote obbligatorie. Il premier Viktor Orban ha accusato la Germania di “imperialismo morale”, dichiarando: “Anche se la Germania decide di accettare l’immigrazione di massa, non deve renderla obbligatoria per gli altri paesi”.

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