05 aprile 2016 18:02

Secondo un sondaggio Reuters/Ipsos, circa due terzi degli statunitensi ritengono che possa essere giustificato ricorrere alla tortura per ottenere informazioni da persone sospettate di terrorismo, un risultato simile a quello riscontrato in paesi come la Nigeria dove gli attentati terroristici sono frequenti.

Il sondaggio riflette le paure della popolazione dopo la strage di 14 persone avvenuta il 2 dicembre 2015 a San Bernardino, in California, e dopo gli attentati in Europa degli ultimi mesi, comprese le bombe rivendicate dal gruppo Stato islamico (Is) che il 22 marzo hanno ucciso 32 persone in Belgio.

Donald Trump, il favorito per la candidatura repubblicana alle presidenziali di novembre, ha introdotto a forza nella campagna elettorale il dibattito sull’opportunità della tortura sulle persone sospettate di terrorismo. Trump ha dichiarato che vorrebbe annullare il divieto imposto dal presidente Barack Obama nei confronti del waterboarding, una tecnica d’interrogatorio che simula l’annegamento, considerata illegale dalle associazioni di difesa dei diritti umani anche in base alla convenzione di Ginevra. Trump ha inoltre promesso di “ripristinare metodi molto peggiori” se dovesse essere eletto.

Paura, rabbia, ansia: Trump dà una certa concretezza a questi sentimenti

Queste affermazioni sono valse a Trump critiche da organizzazioni che lavorano per la difesa dei diritti umani, da agenzie internazionali e da rivali politici. Ma i risultati dei sondaggi rivelano che molti statunitensi sono d’accordo con lui, anche se l’indagine non ha chiesto agli intervistati di definire cosa intendano per tortura.

La domanda posta dal sondaggio online, effettuato tra il 22 e il 28 marzo, chiedeva se può essere giustificata la tortura “su persone sospettate di essere terroriste, per ottenere informazioni”. Circa il 25 per cento ha risposto che è “spesso” giustificata, il 38 per cento la ritiene giustificata “a volte”. Solo il 15 per cento ha risposto che la tortura non dovrebbe mai essere usata.

Gli elettori del Partito repubblicano si sono dichiarati più favorevoli rispetto ai democratici: per l’82 per cento dei repubblicani la tortura è “spesso” o “talvolta” giustificata, contro il 53 per cento dei democratici.

“Attualmente i cittadini devono fare i conti con molte emozioni negative”, spiega Elizabeth Zechmeister, una docente della Vanderbilt university di Nashville (Tennessee) che ha studiato i legami tra minacce terroristiche e opinione pubblica. “Paura, rabbia, ansia: Trump dà una certa concretezza a questi sentimenti”, spiega.

Il terrorismo preoccupa più dell’economia

I risultati dell’indagine Reuters/Ipsos – che ha coinvolto 1.976 persone – sono in linea con quelli condotti negli Stati Uniti da altri istituti o enti di ricerca. Un sondaggio del 2014 di Amnesty international, per esempio, rilevava che nel paese circa il 45 per cento della popolazione è a favore della tortura, contro il 64 per cento in Nigeria, il 66 per cento in Kenya e il 74 per cento in India.

La Nigeria affronta da sette anni una rivolta interna che ha causato due milioni di sfollati interni e migliaia di morti, il Kenya ha subìto una serie di attentati mortali effettuati dai guerriglieri di Al Shabaab, mentre in India da anni prosegue una rivolta maoista in cui sono morte migliaia di persone.

A novembre, poco dopo che alcuni terroristi dell’Is hanno ucciso 130 persone a Parigi, il terrorismo ha sostituito l’economia, diventando la principale preoccupazione degli statunitensi, secondo il sondaggio Reuters/Ipsos. Circa due terzi degli intervistati hanno dichiarato di aspettarsi un attentato terroristico sul territorio statunitense nei prossimi sei mesi.

Intanto Trump ha guadagnato consensi tra i repubblicani, che lo considerano il miglior candidato per affrontare il terrorismo. Oltre alla sua difesa del waterboarding, Trump ha affermato di essere pronto a bombardare l’Is senza pietà.

“Abbiamo di fronte persone che non rispettano alcuna regola. Non vedo perché dovremmo legarci le mani e negarci possibilità come il waterboarding”, ha dichiarato Jo Ann Tieken, 71 anni e sostenitrice di Trump.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dall’agenzia britannica Reuters.

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