24 gennaio 2017 12:41

Respingimenti illegali, violenze e torture da parte delle polizie di frontiera contro i migranti, anche minorenni, sono sempre più diffusi sulla rotta balcanica: lo denuncia un rapporto di Save the children, che ha registrato 1.600 casi di respingimenti illegali, segnati da violenze di questo tipo, negli ultimi due mesi.

Si tratta di trenta casi al giorno, che coinvolgono anche bambini di otto anni. I ragazzi hanno denunciato di essere stati picchiati dai poliziotti oppure presi a morsi dai cani della polizia di frontiera per essere respinti al di là della frontiera. La Serbia non fa parte dell’Unione europea ed è diventata un territorio di transito per migliaia di persone che continuano a intraprendere la rotta balcanica, malgrado l’accordo tra Bruxelles e Ankara sui migranti del marzo del 2015. Secondo l’ong circa cento persone cercano ogni giorno di entrare nel paese.

Anche in Bulgaria i ragazzi sono esposti a violenze di ogni tipo e ai soprusi dei trafficanti. “Durante il viaggio ho avuto molti problemi, soprattutto nel bosco”, ha raccontato un minore afgano di 12 anni. “La polizia bulgara ci ha picchiato, ha preso i nostri soldi, ci ha chiesto perché veniamo in Europa. Abbiamo avuto molti problemi anche con la mafia”, ha continuato.

A Belgrado, la capitale serba, mille persone dormono in un magazzino vicino alla stazione ferroviaria con temperature di 15 gradi sotto zero. Secondo Save the children i minori sono il 46 per cento dei nuovi arrivati in Serbia, un quinto dei minori non accompagnati che stanno arrivando in tutta Europa.

Molti migranti e richiedenti asilo hanno paura di entrare nei centri per migranti ufficiali in Serbia, per il timore di essere arrestati o espulsi. Così tante persone si arrangiano e dormono per strada e in rifugi di fortuna, ma con le temperature invernali sempre più rigide sono stati registrati casi di congelamento e di malattie respiratorie causate dai roghi dei rifiuti, accesi per scaldarsi. Medici senza frontiere ha detto che la città “rischia di diventare una nuova Calais dove le persone rimangono bloccate”.

“In verità la crisi dei profughi non è terminata, è diventata semplicemente una rotta più pericolosa, specialmente per i minori”, ha detto Jelena Besedic di Save the children Serbia. “L’accordo tra la Turchia e l’Unione europea ha solo consegnato il controllo di questo business ai trafficanti, che stanno usando strategie sempre più pericolose per sfuggire al controllo delle autorità. Abbiamo visto ferite come quelle causate dai morsi di cani, persone che riportano ferite causate da trattamenti brutali durante i respingimenti”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it