10 novembre 2023 11:51

Con qualcosa che potrebbe far pensare all’accanimento terapeutico, a pochi giorni dell’uscita in sala di The Marvels, l’ultima scampagnata nel Marvel Cinematic Universe, Variety ha dedicato la copertina al momento delicato in cui si trova la casa di produzione, che ha “rimodellato a sua immagine l’industria dell’intrattenimento”. Tre i motivi di sconcerto dopo l’estate in cui è uscito Quantumania, colpevole di aver raccolto “solo” 470 milioni di dollari al botteghino.

Innanzitutto, il lento declino degli incassi, al netto di un modello di business iperesigente per cui un film costato duecento milioni di dollari può considerarsi un successo solo se ne incassa almeno seicento.

Il secondo è lo scandalo che ha colpito Jonathan Majors. L’attore (star di Lovecraft country e antagonista di Creed III) era il nuovo villain per gli eredi degli Avengers. Contro il suo personaggio, Kang the conqueror (Loki, Quantumania) si sarebbe dovuta formare una nuova leva di supereroi. Invece alla fine di novembre, a New York, dovrà difendersi in tribunale da un’accusa di violenza domestica. Si è trasformato quindi da catalizzatore a star scomoda, al di là di quello che dimostrerà il processo a suo carico.

Se questo è l’aspetto più urgente da gestire, c’è infine quello forse più angosciante per i dirigenti Marvel e Disney, ovvero i dubbi, condivisi con partner e concorrenza, sulla sostenibilità di un modello capace di integrare i blockbuster delle sale con un multiverso streaming di prodotti derivati.

L’impennata di richiesta di contenuti per le piattaforme dovuta alla pandemia è uno dei fattori che ha accelerato il tramonto del momento magico dell’Mcu, prosciugando rapidamente falde che potevano essere sfruttate con più lungimiranza. Un altro fattore della crisi è legato al capo assoluto degli studios, Kevin Feige, troppo e troppo a lungo al centro di ogni progetto, l’unico che poteva dire la prima e l’ultima parola su tutto.

Anche lui, a quanto pare, sta tirando il fiato. Naturalmente non si può escludere che Feige possa trovare un qualche tipo di quadratura per avviare un nuovo ciclo magico o per scacciare, almeno per un po’, i pensieri più cupi sul futuro Marvel. Ma il fatto stesso che sia uscito un articolo come quello di Variety, al di là della miniera di spunti che offre, è il segno inequivocabile che i Marvel Studios stanno annaspando, dopo venticinque anni di dominio che hanno fruttato circa 30 miliardi di dollari.

Sotto questi auspici arriva nelle sale The Marvels di Nya DaCosta con Brie Larson, Iman Vellani e Teyonah Parris. Il film ha avuto una gestazione difficile, la sua uscita è stata rimandata due volte e praticamente nessuno pensa che possa superare gli incassi di Quantumania.

Larson, Vellani e Parris riprendono i personaggi dell’Mcu che hanno già interpretato, rispettivamente Carol Danvers, cioè Captain Marvel, e, direttamente dallo streaming, Kamala Khan (Miss Marvel) e Monica Rambeau (WandaVision). Le tre supereroine si ritrovano con i poteri intrecciati a causa di un cortocircuito cosmico e sono costrette a collaborare per salvare l’universo. Cercare di approfondire la trama la farebbe apparire più complicata di quanto lo sia già.

E anche se il film tutto sommato è divertente e le tre protagoniste formano una bella squadra, non è difficile intravedere i problemi produttivi incontrati dalla pellicola, soprattutto per quella che definirei una certa fretta di arrivare ai titoli di coda (e all’immancabile scena post-credit che farà esultare un bel po’ di fan). Da una parte va bene così. Cento minuti e appuntamento alla prossima uscita. Ma dall’altra è difficile scacciare la sensazione che sia stata sparata una cartuccia a salve.

Questo testo è tratto dalla newsletter Schermi.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it