24 settembre 2022 09:02

“Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici”, scriveva il filosofo e statista romano Lucio Anneo Seneca a suo fratello intorno al 58 dopo Cristo, “ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni”. È molto possibile che Seneca abbia fondato quest’affermazione su se stesso. Era un esperto di felicità e per tutta la vita scrisse dell’antico concetto di eudaemonia, che significa approssimativamente “vivere in accordo con la natura” o forse, nel linguaggio odierno, “pace interiore”. Eppure la sua vita fu tutt’altro che pacifica.

Ai tempi dell’imperatore Claudio, dopo anni di gravi problemi di salute, Seneca fu esiliato da Roma, dove poi tornò per fare da precettore e successivamente da consigliere all’imperatore Nerone, dal quale fu prima amato, poi accusato (probabilmente ingiustamente) di cospirazione, e quindi costretto a togliersi la vita. Come ha osservato il creatore del sito web Daily Stoic, Ryan Holiday, in una email che mi ha inviato, “il fatto che riuscisse ad alzarsi dal letto la mattina, per non parlare della capacità di sorridere, era un’impresa di strenua resistenza umana”.

Senza dubbio tutto questo era più straziante di quello che sopportate voi nella vita di tutti i giorni – pensavate che il vostro capo fosse cattivo? – ma forse potete comunque rispecchiarvici. Volete essere felici e stare bene, ma le circostanze disordinate della vostra esistenza vi tormentano senza sosta, distraendovi da quelle abitudini di pensiero e di azione che potrebbero aiutarvi a trovare il piacere e a ricordare il significato della vostra vita.

Affrontare il caos
Seneca scrisse il suo saggio De vita beata durante i difficili ultimi anni trascorsi con Nerone – la forma è quella di consigli al fratello, ma senza dubbio anche a se stesso – su ciò che bisogna fare per mantenere l’equanimità di fronte al caos personale. Ogni paragrafo è un gioiello e vale la pena di dedicargli tutto il tempo che avete. Ma fortunatamente per noi, egli elenca anche undici delle lezioni più importanti che credeva si dovessero seguire per raggiungere la pace. Sono pertinenti oggi come lo erano due millenni fa.

Guarderò in faccia la morte con lo stesso stato d’animo che ho quando ne sento parlare

  • Seneca non sta suggerendo di ridere ai funerali o di piangere alle commedie, né sta dicendo che la tristezza e il riso siano una cosa negativa. Ci sta semplicemente esortando a gestire gli estremi emotivi in modo che non siano loro a manovrare noi. Ed è un ottimo consiglio: nel 2020 alcuni ricercatori francesi hanno studiato la relazione tra uno stato d’animo equanime e varie misurazioni relative a sentimenti e comportamenti. Hanno scoperto che la serenità produceva meno stati negativi, come l’eccessiva ponderazione, il catastrofismo e le nevrosi.

Sopporterò qualsiasi fatica con forza d’animo

  • Una delle grandi lezioni della ricerca moderna è che la forma fisica e intellettuale sono fondamentali per una vita felice. Due delle abitudini di vita delle persone anziane che sono felici e in buona forma sono il continuare ad apprendere e un sano esercizio fisico. Come regola generale, leggete e camminate ogni giorno, due attività che sono rivoluzionarie oggi come ai tempi di Seneca. Oppure, se vi sentite davvero efficienti, camminate ascoltando un libro!

Disprezzerò le ricchezze, ci siano o non ci siano e non sarò più triste o più superbo a seconda che brillino intorno a me o altrove

  • Questa lezione è molto più profonda di “i soldi non fanno la felicità”. L’affermazione di Seneca significa che l’attaccamento alle ricchezze porterà infelicità, e la ricerca non potrebbe sostenerlo più chiaramente. Nel 2017 per esempio, scrivendo sulla rivista Personality and Individual Differences, alcuni ricercatori hanno dimostrato che il materialismo può ridurre il benessere e aumentare la depressione.

Guarderò tutte le terre come se fossero mie, le mie come se fossero di tutti

  • Questa lezione amplia la lezione 3 e afferma che l’infelicità non deriva solo dal desiderare cose materiali, ma anche dal tenersi troppo stretto ciò che si ha. Questa idea è presente in molte tradizioni religiose e filosofiche. Somiglia, per esempio, a ciò che i cattolici chiamano “solidarietà”: l’idea che siamo tutti sorelle e fratelli, e che quindi (per fare un esempio) il nostro possedere delle proprietà è fondamentalmente una gestione finalizzata al benessere di tutti.

Vivrò nella convinzione di essere nato per gli altri e ringrazierò la natura per questo: come avrebbe potuto agire meglio nel mio interesse? Ha dato me a tutti gli altri e tutti gli altri a me solo

Se poi avrò qualcosa non sarò spilorcio ma neanche scialacquatore

  • Questa lezione è una versione del vecchio detto “tutto con moderazione”, ma va oltre l’affermazione che la moderazione sia un’attività moralmente superiore: secondo Seneca, questa porta anche alla pace interiore. Ancora una volta, la ricerca sembra sostenere questa affermazione. È facile rendersene conto in casi come il bere e il mangiare, ma la moderazione è caldeggiata anche per quanto riguarda i comportamenti più virtuosi. In questo senso il duro lavoro, per esempio, non dovrebbe diventare stakanovismo.

Crederò veramente mio quello che ho fatto bene a donare e non valuterò i benefici dal numero o dal peso ma dalla stima che avrò per chi li riceve: non sarà mai troppo quello che potrò dare a chi lo merita.

  • L’idea qui è che il vero valore di ciò che faccio non è quanto costa a me, ma quanto giovi agli altri. Per esempio, il vero valore del vostro lavoro non è il vostro stipendio, ma semmai quanto questo aiuti gli altri. L’altruismo non pagherà forse l’affitto, ma se prenderete a cuore questa lezione, potrete cambiare le vostre priorità e forse anche trovare un lavoro migliore.

Farò tutto secondo coscienza senza basarmi sull’opinione degli altri e, anche se sarò solo io a sapere quello che faccio, mi comporterò come se tutti mi potessero vedere

  • Questa lezione è duplice: primo, resistere ai confronti sociali; secondo, agire in privato come in pubblico. La prima lezione è un caposaldo della letteratura psicologica e probabilmente spiega in buona parte perché i social network – con i quali ci confrontiamo costantemente con estranei e amici – siano nocivi per il benessere di molte persone. La seconda lezione afferma che l’integrità e la coerenza portino alla felicità, e che l’ipocrisia porti all’infelicità. I ricercatori hanno dimostrato che la “autopercezione dell’insincerità” danneggia il nostro bisogno umano di vederci come persone autentiche, coerenti e ineccepibili.

Sarò affabile con gli amici e mite e indulgente con i nemici

  • Questo antico insegnamento – “amate i vostri nemici”, nella formulazione biblica – è alla base di molte filosofie che cercano di mettere fine alla nostra tendenza a odiare i nostri nemici. “L’amore ha in sé un potere di redenzione”, disse Martin Luther King Jr. in un sermone del 1957. “Ed esiste un potere, in esso, che alla fine trasforma gli individui”. Anche nelle mie ricerche ho dimostrato che amare nonostante le differenze non è solo pratico, ma può anche essere fonte di immensa gioia.

Considererò il mondo la mia patria e gli dèi la mia guida, loro che sempre sono presenti e giudicano ogni mio gesto e ogni mia parola

  • Questo consiglio eleva la seconda parte della lezione 8 a un livello superiore: non devo agire solo come se gli altri mi guardassero, ma come se dio mi guardasse. Uno studio ha dimostrato che, inducendo credenti e non credenti a pensare a dio o a concetti a esso associati, prima di impegnarsi in un esperimento in cui potevano volontariamente dare del denaro a un estraneo o tenerlo per sé, si è ottenuta una generosità più che doppia rispetto a quando i concetti religiosi non venivano introdotti. Quando vengono tirate in ballo istituzioni morali laiche come la “società” o i “giurati” l’effetto è quasi altrettanto grande. E ricordate quello che abbiamo imparato dalla lezione 5: questa generosità indotta non gioverà solo alle persone a cui donate, ma anche a voi stessi.

E quando la natura verrà a riprendersi la mia anima o sarà la ragione a decidere di lasciarla libera, me ne andrò potendo dire di aver sempre amato la rettitudine morale e i nobili intenti senza aver mai limitato la libertà di nessuno e tanto meno la mia

  • Questa lezione ci esorta a considerare il bene degli altri come un modo per accettare serenamente la nostra morte. A questo proposito, uno studio del 2014 [condotto su pazienti malati di cancro e in fin di vita](http://E quando la natura verrà a riprendersi la mia anima o sarà la ragione a decidere di lasciarla libera, me ne andrò potendo dire di aver sempre amato la rettitudine morale e i nobili intenti senza aver mai limitato la libertà di nessuno e tanto meno la mia) ha rilevato che i pazienti più pacificati erano “centrati sugli altri . Vedevano nella loro malattia l’opportunità di dare qualcosa agli altri. Sia che si trattasse d’incoraggiare gli amici, che fosse dare lezioni di vita ai loro nipotini o partecipare a studi clinici per aiutare i futuri pazienti”. Si dice che lo stesso Seneca sia morto con totale equanimità, costretto a togliersi la vita ma facendolo con calma e parlando di coraggio nella vita e nella morte. Il famoso dipinto di Peter Paul Rubens, Morte di Seneca, mostra il filosofo che muore in piedi, come a significare l’ideale romano della virtus: valore, coraggio e carattere.

Per quanto saggi, gli insegnamenti di Seneca possono essere difficili da mettere in pratica. Contrastano con molti dei nostri impulsi naturali: comportarci in modo egoistico, paragonarci agli altri, accaparrarci il più possibile, rimanere in vita a ogni costo.

Seneca comprese bene questa tensione e, accanto alle sue regole, offrì una formula segreta per ottenere i benefici derivanti da questi obiettivi, anche se incarnarli perfettamente era impossibile: provarci. “È l’atto di uno spirito generoso proporzionare i propri sforzi non alle proprie forze, ma a quelle della natura umana”, scrisse, “avere obiettivi elevati e concepire piani troppo vasti per essere portati a termine anche da coloro che sono dotati di titaniche intelligenze”. Questi obiettivi non sono un esercizio di futilità, ma piuttosto di sforzo ed evoluzione. L’unico modo per raggiungere la vera serenità è provarci un po’ ogni giorno.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.

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