26 febbraio 2022 09:54

Immaginatevi tra dieci anni. Pensate che sarete più felici o meno felici rispetto a oggi? Ogni anno rivolgo questa domanda ai miei studenti, la cui età media è inferiore ai trent’anni. La maggior parte di loro pensa che sarà più felice. Ma quando gli chiedo di fare una previsione su come si sentiranno tra cinquant’anni, la prospettiva diventa meno rosea. Per loro avere settant’anni abbondanti non suona certo come una pacchia.

Per questo ogni volta restano sbalorditi quando gli mostro i dati su ciò che accade alla maggioranza delle persone: la felicità tende a calare lungo tutto il corso dell’età adulta e la mezza età, raggiungendo il picco negativo attorno ai 50 anni. Da quel momento però comincia a migliorare, fino a metà della sessantina. Poi accade qualcosa di strano. Le persone anziane si dividono in due gruppi: quelli che diventano molto più felici e quelli che diventano molto più tristi.

Più o meno in questa stessa fase della vita, molte persone comprendono l’importanza di aver preso decisioni finanziarie corrette nei decenni precedenti. Chi ha pianificato il futuro e ha risparmiato ha buone probabilità di mantenersi senza difficoltà. Molti di quelli che non lo hanno fatto, invece, devono affrontare problemi economici. Con la felicità accade qualcosa di simile, come ho scritto nel mio nuovo libro From strength to strength: finding success, happiness, and deep purpose in the second half of life.

Un’idea visionaria
Ognuno di noi ha qualcosa di simile a un “piano pensionistico” per la felicità in cui investiamo da giovani e di cui godiamo i frutti da anziani. Così come i consulenti finanziari consigliano ai loro clienti specifici comportamenti (attiva il risparmio automatico, pensaci due volte prima di comprare una barca) possiamo insegnare a noi stessi come svolgere alcune attività che renderanno i nostri ultimi decenni molto più felici.

Nel 1938 i ricercatori della Harvard Medical School ebbero un’idea visionaria: avrebbero coinvolto alcuni studenti e li avrebbero seguiti dalla gioventù all’età adulta. Ogni anno o due, i ricercatori chiedevano ai soggetti di parlargli del loro stile di vita, delle loro abitudini, dei loro rapporti personali, della loro attività lavorativa e della loro felicità. Da allora lo studio si è allargato al di là degli ex studenti di Harvard, e i risultati sono stati aggiornati regolarmente per oltre ottant’anni. Questi risultati sono una risorsa impagabile (e li ho citati diverse volte in queste column). Osservare il modo in cui le persone hanno vissuto, amato e lavorato quando avevano venti e trent’anni ci permette di prevedere come si evolverà la loro vita nei decenni successivi. Grazie a questa sfera di cristallo della felicità possiamo imparare come investire nel nostro benessere futuro.

Via via che i partecipanti allo studio sono invecchiati, i ricercatori li hanno inseriti in diverse categorie rispetto alla felicità e allo stato di salute. All’interno della popolazione generale la variazione è ampia, ma emergono due gruppi distinti agli estremi. Le persone nelle condizioni migliori sono quelle “felici-sane”, che godono di buona salute fisica e mentale e conducono una vita appagante. All’estremo opposto abbiamo le “tristi-malate”, al di sotto della media rispetto a salute fisica, salute mentale e appagamento.

Quando erano giovani, le persone felici-sane hanno accumulato risorse e buone abitudini nel loro “piano pensionistico” della felicità. Alcuni di questi aspetti, così come accade con la ricchezza generazionale, sono difficili da controllare: avere un’infanzia felice, avere antenati longevi, evitare la depressione clinica.

Ma altri fattori sono (a vario grado) sotto il nostro controllo e possono insegnarci molto su come pianificare la nostra felicità in età avanzata. Usando i dati dello studio di Harvard, nel 2001 due ricercatori hanno dimostrato che siamo in grado di controllare direttamente sette attività che influiscono sul nostro futuro: fumo, consumo di alcol, peso corporeo, esercizio, solidità emotiva, istruzione e rapporti personali. Ecco cosa potete fare rispetto a ognuna di queste attività per assicurarvi che il vostro “conto in banca” della felicità sia ricco in età avanzata.

  • Non fumate, e se lo fate smettete subito. Forse non ci riuscirete al primo tentativo, ma prima comincerete a smettere è più saranno gli anni senza fumo che potrete versare nel vostro conto della felicità.
  • Non bevete troppo. Nello studio di Harvard l’abuso di alcol è fortemente collegato al fumo, ma molte altre ricerche evidenziano che anche da solo questo è uno degli indicatori più affidabili di un percorso verso lo stato di triste-malato. Se sospettate di avere un problema con l’alcol, fatevi aiutare subito. Se nelle vostra famiglia esistono persone con problemi di alcol, non rischiate: tenete quell’interruttore spento. Rinunciare all’alcol è difficile, ma non vi pentirete mai di questa decisione.
  • Mantenete un peso corporeo adeguato. Scegliete una dieta con molta frutta e verdura, e moderate le porzioni. Ma evitate le diete yo-yo o le restrizioni più intense che non siete in grado di mantenere costantemente.
  • Date la priorità al movimento, stabilendo un programma quotidiano e rispettandolo. Il modo più sicuro per farlo è camminare ogni giorno.
  • Rafforzate la vostra capacità di adattamento. È importante sviluppare prima possibile tecniche salutari per affrontare le inevitabili delusioni della vita. In questo modo sarete preparati quando, superati gli ottant’anni, arriveranno le cattive notizie. Questo significa lavorare consapevolmente (magari con l’aiuto di pratiche spirituali o psicoterapia) per evitare di rimuginare troppo, di avere reazioni emotive poco salutari e di fuggire dai problemi.
  • Continuate a imparare. Una maggiore istruzione porta a una mente più attiva in età avanzata, che a sua volta implica una vita più lunga e felice. Questo non significa che dovete iscrivervi ad Harvard. Basta che continuiate a imparare per tutta la vita. Per esempio potete leggere saggi come parte della vostra routine per scoprire qualcosa di nuovo in vari ambiti.
  • Coltivate rapporti a lungo termine e stabili. Per la maggior parte delle persone questo significa un matrimonio solido, ma anche i rapporti familiari, d’amicizia e romantici possono rientrare nella categoria. L’obiettivo è trovare persone con cui potrete crescere e su cui potrete contare in ogni caso.

Il modo migliore di massimizzare le possibilità di essere felici dopo i settant’anni è quello di perseguire con impegno tutti e sette gli obiettivi elencati, equilibrando il vostro “piano pensionistico” della felicità. Ma se potete sceglierne solo uno, concentratevi sull’ultimo. Secondo lo studio di Harvard, infatti, il tratto più importante degli anziani felici-sani è quello delle relazioni salutari. Come mi ha spiegato in una email Robert Waldinger, attualmente a capo dello studio, “il benessere può essere costruito, e i mattoni migliori sono dei rapporti interpersonali solidi e calorosi”.

I sette facilitatori della felicità sono tutti basati sulla media della popolazione. Questo significa che, come dicono alla pubblicità, il vostro caso personale potrebbe essere diverso. Forse, per esempio, non potete smettere di fumare. Questo non significa che siete condannati a una vecchiaia misera, ma fareste meglio a rafforzare uno degli altri “investimenti”, per esempio trovando un significato o un senso di comunità nella fede.

Se volete raggiungere un alto livello di felicità, seguire questi sette passi è il modo più affidabile per farlo. Esaminate le vostre abitudini attuali per capire dove avete bisogno di investire più tempo, energia o denaro per cominciare a muovervi nella giusta direzione.

Tutti amano il lieto fine, specialmente se la storia in questione è quella della propria vita. Cominciate a scriverlo oggi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.

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