01 dicembre 2014 09:37

È l’ultima tappa del cambio della guardia alla guida dell’Unione europea. Da oggi, il polacco Donald Tusk sarà il nuovo presidente del Consiglio europeo, l’assemblea dei 28 capi di stato e di governo, da non confondere con la Commissione europea, che è l’organo esecutivo dell’Unione.

Il Consiglio europeo esiste da appena cinque anni e Tusk ha avuto un solo predecessore, il belga Herman Van Rompuy. In altre parole, il profilo istituzionale di questo incarico dipenderà molto dai comportamenti dei primi che l’hanno ricoperto, e dunque è importante analizzare la loro personalità.

Tusk, 57 anni, è stato prima di tutto un liberale, uno dei tanti economisti del blocco sovietico ad aver cercato la soluzione dei problemi del loro paese in un’ideologia radicalmente contraria a una gestione che avevano tutte le ragioni di rifiutare. In passato è stato anche un thatcheriano, ma oggi è diventato un pragmatico seguace del consenso e un europeista convinto.

La scelta filoeuropea di Tusk nasce dalla sua opposizione ai fratelli Kaczynski, che avevano governato la Polonia prima di lui sposando il nazionalismo militante, sospettosi nei confronti della Germania, della Russia e dell’Unione europea. Tusk invece chiedeva l’ingresso nel paese nell’Ue, voleva riconciliarsi con la Russia e proponeva di voltare pagina con la Germania. Arrivato al governo nel 2007, ha trasformato il suo partito, Piattaforma civica, in una coalizione di centro che ha guidato raggiungendo indiscutibili successi economici.

Donald Tusk incarna il nuovo consenso nell’Unione, una sintesi tra le esigenze di investimenti per la crescita e il risanamento dei conti pubblici attraverso la riduzione delle spese. Un’altra carta vincente è rappresentata dalla sua nazionalità. Ora che l’Unione ha inglobato gli ex paesi comunisti dell’Europa centrale, infatti, il suo futuro dipende anche dalla loro partecipazione. L’intesa franco-tedesca, per quanto indispensabile, non basta più a guidare l’Europa, soprattutto in un periodo che sarà dominato dalla crisi ucraina e dalle tensioni con la Russia.

La Polonia è il più importante dei nuovi stati membri, e sotto la guida di Donald Tusk non ha mai gettato benzina sul fuoco ucraino. Varsavia è perfettamente consapevole che bisogna fare i conti con la Russia ma ha scelto la moderazione di un’Unione che, senza mai cedere a Vladimir Putin, ha sempre cercato la via di un compromesso e continua a farlo. Centrista in economia e realista in politica estera, Donald Tusk ha tutto ciò che serve per regalare all’Unione un vero presidente.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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