08 dicembre 2014 11:30

Non si è trattato di una visita ufficiale o di un incontro di lavoro, ma soltanto di un colloquio durante uno scalo in uno degli aeroporti di Mosca di ritorno dal Kazakistan, uno dei più ricchi tra gli stati nati dallo scioglimento dell’Unione Sovietica. Questa precisazione è importante, perché François Hollande ci tiene a mantenere le distanze da Vladimir Putin, che ha annesso la Crimea alla Russia prima di sostenere i separatisti dell’Ucraina orientale. In ogni caso il dialogo tra il presidente russo e quello francese è necessario e possibile.

Necessario perché non possiamo permettere che nel cuore dell’Europa prosegua un conflitto che è già costato la vita a migliaia di persone e ha spinto in rotta di collisione i russi e gli occidentali, la cui cooperazione sulla scena internazionale e soprattutto mediorientale è invece indispensabile. In un momento come questo nessuno può restare con le mani in mano, e la Francia è il paese della Nato che meglio di ogni altro può percorrere la via del compromesso con la Russia, perché ha sempre conservato buoni rapporti con Mosca ma allo stesso tempo ha dimostrato grande fermezza rifiutando di consegnare al Cremlino le navi da guerra Mistral la cui vendita era stata concordata da Nicolas Sarkozy.

È per questo che Hollande ha fatto scalo nell’aeroporto di Vnukovo su suggerimento del presidente kazako. Al contempo, se Putin ha accettato di parlare con il presidente francese è perché il governo russo è alla ricerca di una soluzione alla crisi. Il colloquio tra i due capi di stato è diventato possibile perché il crollo del prezzo del petrolio e le sanzioni occidentali hanno colpito duramente l’economia russa e perché Putin non può continuare a isolarsi dall’Europa e dagli Stati Uniti senza rischiare di mettersi nelle mani della Cina e incontrare grandi difficoltà sociali e politiche.

L’incontro con Putin ha permesso a Hollande di ottenere tre risultati molto importanti, anche se non decisivi. In primo luogo il presidente russo ha preso le distanze dai separatisti (che però continua a sostenere), definendoli responsabili al pari di Kiev della violazione del cessate il fuoco concordato il 5 settembre scorso a Minsk. Inoltre Putin si è impegnato a favorire i nuovi colloqui che dovrebbero tenersi il 9 dicembre nella capitale bielorussa. Infine, il presidente russo ha sottolineato che intende rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina (Crimea esclusa, naturalmente).

A quanto pare Putin non vuole né annettere le province orientali dell’Ucraina né finanziarle attraverso il bilancio russo. Questo è il messaggio inviato a Hollande, e se le cose stanno così un compromesso accettabile potrebbe basarsi sull’autonomia delle regioni e sulla riaffermazione della neutralità ucraina. Non ci siamo ancora arrivati, ma dopo lo scalo a Vnukovo il futuro è più incoraggiante.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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