26 novembre 2015 09:37

La scena si è svolta la sera del 25 novembre all’Eliseo, in occasione dell’incontro tra François Hollande e Angela Merkel. “Mi piacerebbe che la Germania si impegnasse di più in Siria e in Iraq nella lotta ai jihadisti dello Stato islamico”, ha detto il presidente francese.

Poche ore prima il ministro della difesa tedesco aveva annunciato che la Germania invierà 650 uomini in Mali per aiutare le forze francesi e che il numero degli istruttori tedeschi che in Iraq addestrano i peshmerga, i soldati curdi impegnati contro il gruppo Stato islamico (Is), passerà da cento a 150. Per un paese che ripudia l’intervento militare all’estero si tratta di un grande passo avanti, ma la cancelliera tedesca è andata oltre.

Implicazioni cruciali

“Quando il presidente mi invita a riflettere sulle responsabilità supplementari che potremmo assumerci”, ha risposto pubblicamente Merkel, “per me è una missione. Reagiremo rapidamente perché vogliamo lottare insieme contro il terrorismo”.

La Germania ha dichiarato che si impegnerà militarmente contro l’Is, probabilmente con la consegna di aerei da rifornimento e da ricognizione. Francia e Germania combatteranno l’Is fianco a fianco, e una volta ottenuta l’autorizzazione del parlamento anche il Regno Unito dovrebbe unirsi alle operazioni in Siria. Lo stesso giorno il ministro della difesa francese ha annunciato che “ciascun paese dell’Unione europea ha deciso di sostenere la Francia”, direttamente sul campo in Siria o indirettamente sugli altri fronti dove l’esercito francese è impegnato.

Nella trattativa al Cremlino, il presidente francese avrà dalla sua un’Unione solidale e mobilitata

Questo non significa che l’Unione abbia dichiarato guerra all’Is, anche perché non dispone né di una difesa né di un esercito comuni. I contributi alle operazioni francesi saranno bilaterali e di portata diversa, ma assistiamo comunque a una mobilitazione di tutti gli europei, che si sentono minacciati dagli attentati del 13 novembre.

Questa evoluzione ha implicazioni cruciali. La prima è che, grande o piccolo, l’aiuto che i 27 daranno alla Francia è estremamente prezioso, perché gli impegni esterni hanno portato Parigi al limite delle sue capacità di mobilitazione militari, per mezzi e uomini. La seconda è che la Germania e la Francia ora sono più vicine che mai e possiamo parlare finalmente di una “FranGermania” come cuore dell’Europa. La terza è che questa condivisione di mezzi militari costituisce un precedente che in futuro avrà un grande peso.

La quarta conseguenza, infine, è che nella sua trattativa con Putin, Hollande avrà dalla sua parte il peso di un’Unione solidale e mobilitata. È una buona notizia, ma questo non significa che il dialogo con il Cremlino sarà necessariamente facile e fruttuoso.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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