19 gennaio 2016 09:43

Il 25 gennaio, a Ginevra, sarebbero previsti i negoziati tra l’opposizione e il regime siriano sotto l’egida dell’Onu. L’appuntamento era stato fissato il mese scorso dal Consiglio di sicurezza, ma al momento la situazione è bloccata e la data non sarà confermata.

Il primo problema è che il regime siriano e i suoi alleati russi e iraniani non accettano la composizione della delegazione dell’opposizione, all’interno della quale secondo loro figurerebbero alcuni terroristi e in cui vorrebbero inserire elementi più vicini alle loro posizioni.

La seconda difficoltà è che l’opposizione non intende aprire un negoziato fino a quando gli aerei russi e siriani continueranno a bombardare le popolazioni civili e non sarà interrotto l’assedio delle città controllate dai ribelli e dove la popolazione muore letteralmente di fame.

Il terzo problema, infine, è che non esiste un’intesa sul contenuto della trattativa.

Perché si interrompe il negoziato

Quest’ultima è la difficoltà più seria, perché il regime di Bashar al Assad si comporta come se l’obiettivo fosse la costituzione di un governo di unità nazionale mentre l’opposizione intende creare, come previsto dalla risoluzione Onu, un esecutivo di transizione da cui Assad sarebbe escluso o in cui eserciterebbe solo (e provvisoriamente) funzioni di rappresentanza.

Al momento è improbabile che questi tre problemi siano risolti entro il 25 gennaio, e dunque il negoziato è rinviato a data da destinarsi. Questo significa che il processo di pace potrebbe essere già morto, per due ragioni.

La prima è che la tensione tra Arabia Saudita e Iran è salita al punto tale che i due paesi, protagonisti fondamentali della crisi siriana, non sono più nelle condizioni di poter raggiungere un compromesso. La seconda è che l’Iran si avvicina alle elezioni legislative del 26 febbraio.

Per il presidente iraniano la priorità è vincere le elezioni, dunque non comincerà un braccio di ferro sulla Siria

La campagna elettorale iraniana è in pieno svolgimento e i conservatori cercano di bloccare tutte le candidature dei moderati e riformatori vicini ad Hassan Rohani, il pragmatico presidente che ha saputo ottenere la cancellazione delle sanzioni internazionali trovando un accordo con le grandi potenze sul nucleare. Rohani però non è da solo al comando del paese, ma deve fare i conti con la guida suprema, figura più potente del regime, e con i guardiani della rivoluzione, decisi a sostenere Assad e nemici del compromesso in Siria.

Per il presidente iraniano la priorità è vincere le elezioni, dunque non comincerà un braccio di ferro sulla Siria con i conservatori prima di conoscere il risultato del voto. Anche se dovesse vincere, tra l’altro, avrà bisogno di diverse settimane (almeno fino a primavera) prima di riallacciare i rapporti con l’Arabia Saudita e affrontare la questione siriana. Probabilmente la situazione resterà bloccata fino ad allora, ma resta il fatto che nessuno ha interesse a veder proseguire il conflitto in Siria. Il blocco attuale, di conseguenza, non sarà eterno.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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