28 marzo 2016 10:21

La realtà è andata oltre le aspettative dei leader europei. L’accordo di “appalto” della gestione dei rifugiati siriani con la Turchia, raggiunto otto giorni fa, ha avuto risultati concreti, immediati e spettacolari. Soltanto dieci giorni fa migliaia di profughi attraversavano l’Egeo a bordo di barconi di fortuna cercando di approdare sulle isole greche, in territorio europeo. Ora sono soltanto poche decine.

Mercoledì non è stato individuato alcun migrante in viaggio, giovedì erano 161 e venerdì appena 78. Oggi, sulle coste turche nei pressi di Smirne, i trafficanti passeggiano senza niente da fare e confessano che non trovano più disperati a cui estorcere mille dollari e più per portarli in Europa.

Nelle prossime settimane capiremo se questa tendenza sarà confermata, ma per il momento la tripla dissuasione messa in atto dai 28 stati dell’Unione (o da alcuni di loro) sembra funzionare in pieno.

I rifugiati sanno che in virtù dell’accordo con la Turchia tutti i barconi intercettati dalle navi della Nato saranno immediatamente scortati al porto di partenza dalla marina turca. Quelli che dovessero approdare sulle isole greche saranno rispediti in Turchia, mentre quelli che malgrado tutto dovessero raggiungere il continente non potrebbero uscire dalla Grecia perché i paesi dell’Europa centrale (a prescindere dalla loro appartenenza all’Unione e a cominciare dalla Macedonia) gli impediranno di seguire la rotta dei Balcani.

L’accordo tra la Turchia e l’Unione europea mette fine alle morti quotidiane per annegamento di uomini, donne e bambini

L’accordo mette fine alle morti quotidiane per annegamento di uomini, donne e bambini, ammassati dai trafficanti su barconi che affondavano con frequenza impressionante. Abbiamo salvato molte vite e non possiamo che esserne contenti. Grazie alla Turchia, l’Unione europea ha superato un problema che alimentava le tensioni tra la Germania, favorevole all’accoglienza dei profughi, e gli altri 27 paesi, che erano contrari più o meno esplicitamente.

Fino a ieri tutti i 28 paesi dell’Unione gestivano il problema dei profughi indipendentemente, mettendo a rischio il progetto unitario proprio mentre il Regno Unito rischia di rinunciare all’adesione. L’accordo con la Turchia ha dunque scongiurato una catastrofe economica e politica. Il problema è che gli europei hanno trovato un modo più o meno lecito di tradire i valori che dovrebbero difendere, i trattati internazionali sul diritto d’asilo che hanno firmato e il loro stesso onore.

Cinquecento milioni di europei non avrebbero avuto grosse difficoltà ad accogliere due milioni di profughi, anche perché ottanta milioni di turchi ne accolgono già tre milioni. Per questa ragione, in fondo, non c’è alcun motivo di cantare vittoria.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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