06 febbraio 2017 10:13

Non era un gran segreto. Si è sempre saputo che gli stati sono più o meno integrati nell’Unione europea a seconda della loro appartenenza o meno all’eurozona o allo spazio Schengen, così come nessuno ignorava che i trattati permettono diversi ritmi di integrazione. Eppure non si poteva parlare di “Europa a più velocità”, quantomeno non alla luce del sole.

Farlo avrebbe significato riconoscere che non tutti gli stati condividono le stesse ambizioni. Il 3 febbraio, però, l’espressione un tempo bandita è stata usata da Angela Merkel e da François Hollande in occasione di un vertice dell’Unione a Malta.

Il tabù è stato infranto. “L’Europa a più velocità” diventa un destino possibile per l’Unione, tanto che se ne potrebbe parlare apertamente il prossimo 25 marzo in occasione del sessantesimo anniversario del trattato di Roma. Questa svolta cruciale è una diretta conseguenza dell’elezione di Donald Trump.

Lo zoccolo duro dell’economia europea
Complimentandosi per la “bellissima Brexit”, mettendo in dubbio la sopravvivenza dell’Alleanza atlantica, chiudendo la porta agli accordi di libero scambio e manifestando la sua ostilità nei confronti dell’Unione, che considera come un avversario economico degli Stati Uniti, il presidente americano ha creato un sentimento d’urgenza in Europa, a cominciare da Parigi e Berlino.

Già l’Europa doveva affrontare la minaccia terroristica e la pressione russa alle frontiere orientali dell’Unione, ma l’avvento di Trump, l’alleato che diventa nemico, è stato l’ultima goccia. Davanti a questa terza sfida, la più grande, la cancelliera tedesca e il presidente francese si sono convinti a parlare del problema a Malta. I due capi di stato hanno dichiarato di voler dotare l’Unione di una difesa comune, di voler armonizzare le sue politiche economiche e di proseguire nel processo di costruzione dell’Europa unita senza attendere l’unanimità ma adottando velocità diverse se necessario.

I paesi ostili a un avanzamento dell’integrazione politica europea dovranno ricredersi grazie a Trump

La Francia e la Germania non sono sole nella loro missione. Durante il vertice è apparso chiaro che Italia, Spagna, Portogallo e i tre paesi del Benelux sono sulla stessa lunghezza d’onda di Parigi e Berlino. Quest’alleanza rappresenta lo zoccolo duro dell’economia europea, e davanti a questo consenso la Polonia e tutti gli stati che sono ostili a un avanzamento dell’integrazione politica dell’Unione saranno costretti a tenere conto del nuovo rapporto di forze, anche perché condividono la preoccupazione per il nuovo corso intrapreso dagli Stati Uniti.

Alcuni di loro possono anche amare il Trump che chiude le porte ai rifugiati, ma il Trump che applaude Putin e indebolisce la Nato non è loro amico. Inoltre nessuno può permettersi di allontanarsi dagli altri europei. Questi paesi dovranno prendere una decisione, ed è per facilitarne la scelta e manifestare la loro posizione che Merkel e Hollande hanno parlato di “Europa a più velocità” prima di preparare, insieme a Spagna e Italia, nuove proposte d’integrazione dell’Unione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it