30 marzo 2017 10:06

Da quando è arrivata la notizia si parla solo di fatti concreti. Ora che il Regno Unito ha ufficialmente informato i partner europei della sua volontà di lasciare l’Unione, tutti si concentrano sulle condizioni del divorzio e sulla difficoltà di arrivare a un accordo entro i due anni fissati dai trattati.

È un aspetto importante, certo. I britannici si giocano il bilancio della loro uscita, mentre gli altri 27 non vogliono premiare la rottura né uscire sconfitti da una separazione che non volevano. Gli uni e gli altri, inoltre, vogliono evitare a tutti i costi che la Brexit provochi la fine della collaborazione militare e di sicurezza, che ci è indispensabile. Tutto questo è importante, vitale, ma non è l’aspetto essenziale.

L’elemento cruciale si può esprimere con due parole e un punto interrogativo: hanno ragione? I britannici hanno fatto bene a lasciare l’Europa? Per ottenere la risposta è sufficiente un semplice test. Prendete un aereo da una città europea all’altra, da Praga a Londra o da Helsinki a Roma, e vi ritroverete nello stesso mondo, pur con qualche differenza. Se invece prendete un volo da una qualsiasi città europea per l’Asia, l’Africa o gli Stati Uniti, atterrerete in un altro mondo.

Storia comune e interessi nazionali
La stessa cultura, gli stessi scacchieri politici, lo stesso grado di libertà, la stessa protezione sociale (largamente o totalmente ignorata altrove): l’Europa è una sola. L’Europa è un insieme legato da una storia comune, per quanto seminata di guerre, e i cui vincoli sono stati stretti da una volontà condivisa di non ricadere nei massacri dei secoli passati. Abbiamo dovuto avvicinarci moltissimo conciliando e coniugando i nostri interessi per non essere più nelle condizioni di scatenare una nuova guerra, che oggi è impossibile come lo sarebbe un conflitto tra due parti della Francia.

Qualcuno dirà che la pace è ormai raggiunta, che non è più sufficiente a giustificare l’esistenza dell’Unione. Lo pensano in molti, ma si sbagliano.

Quando gli interessi tornano a essere prima di tutto nazionali è l’inizio del tutti contro tutti. Nel 1989 i serbi e i croati non avrebbero mai immaginato che la loro separazione potesse portare a un decennio di massacri e di guerra. Ma sappiamo come è andata. La pace c’è perché c’è l’Unione. Senza l’Europa unita non possiamo dare niente per scontato, perché sessant’anni di pace sono solo una piccola parentesi. E non è tutto.

Più il mondo scivola nell’incertezza e più dobbiamo restare uniti

Immaginiamo per un momento che ciascun paese europeo si ritrovi a dover difendere da solo i suoi interessi davanti agli Stati Uniti o alla Cina. Davvero sarebbe più facile che lasciar parlare l’Unione per tutti, forte di un mercato di più di 500 milioni di persone? La risposta è nella domanda.

Uniti siamo più forti che separati. Più il mondo scivola nell’incertezza e più dobbiamo restare uniti, in tutti i campi e non solo militarmente. Voler spaccare l’Unione perché le sue politiche sono criticabili è, in poche parole, tanto stupido quanto lo sarebbe voler dividere la Francia per liberarsi di una maggioranza di governo, che è temporanea per definizione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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