25 febbraio 2016 14:38

Gli statunitensi che spiavano Silvio Berlusconi nel 2011 fanno quasi tenerezza. All’epoca non c’era bisogno di mettere in piedi complicati sistemi di intercettazione per essere informati sull’attività dell’ex presidente del consiglio: bastava andare in edicola e comprare un qualsiasi quotidiano italiano. Diverso invece lo scontro tra la Apple e l’Fbi. L’Fbi vuole le informazioni contenute nell’iPhone di Syed Rizwan Farook, uno degli attentatori che il 2 dicembre 2015 hanno ucciso quattordici persone a San Bernardino, in California.

Dopo dieci tentativi di sbloccare un iPhone protetto da una password, il telefono cancella tutti i dati. Per questo l’Fbi ha chiesto alla Apple un modo per aggirare l’ostacolo ed evitare il rischio di perdere le informazioni contenute nel telefono. Ma le possibili conseguenze sono importanti forse più dei princìpi. La Apple si rifiuta di collaborare sostenendo che se accontenta l’Fbi questa volta, rischia di doverlo fare di nuovo, magari anche con governi stranieri. E che quando si apre la porta d’accesso a un sistema informatico, poi possono entrare anche criminali e dittatori interessati a sapere cosa c’è nei nostri telefoni: messaggi, foto, video, dati personali, spostamenti.

La Apple ha reso impenetrabili i suoi telefoni solo dopo le rivelazioni di Edward Snowden, l’ex tecnico della National security agency che ha raccontato in che modo l’agenzia di sicurezza statunitense era riuscita a ottenere dalle principali aziende di telecomunicazioni (tra cui la stessa Apple) l’accesso ai dati dei loro utenti.

“È una strategia di marketing”, ha detto l’Fbi commentando la posizione della Apple. Ma dalla più grande azienda statunitense quotata in borsa sarebbe difficile aspettarsi qualcosa di diverso. Come ha scritto Snowden, è una situazione paradossale: “L’Fbi sta creando un mondo in cui i cittadini contano sulla Apple per difendere i loro diritti, anziché il contrario”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 26 febbraio 2016 a pagina 7 di Internazionale, con il titolo “Marketing”. Compra questo numero | Abbonati

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