27 agosto 2016 16:58

Alessandro Dal Lago e Serena Giordano, Graffiti. Arte e ordine pubblico
Il Mulino, 182 pagine, 14 euro

Il monte Rushmore, sul quale sono scolpiti in modo monumentale i volti di quattro presidenti degli Stati Uniti, si trova nell’area delle Black hills strappata ai sioux nel corso di una durissima guerra contro i nativi americani. Difficilmente si potrebbe trovare un esempio migliore delle implicazioni politiche di quei processi di decorazione del paesaggio che di solito chiamiamo arte. Una simile prospettiva è utile per capire i paradossi del dibattito che oggi si sta svolgendo tra quanti sostengono e quanti si oppongono alle tag e alla street art.

Tutti chiamano in causa concetti come l’arte, la bellezza, il decoro urbano, la necessità di non deturpare, sia nel caso in cui vogliano promuovere la cancellazione di graffiti, sia nel caso in cui, al contrario, vogliano evitarla. Ripercorrendo la lunga storia della pratica dello “scrivere sui muri” il sociologo Alessandro Dal Lago e l’artista Serena Giordano continuano la riflessione sul significato dell’arte cominciata in libri precedenti (Mercanti d’aura del 2006, Fuori cornice del 2008, L’artista e il potere del 2014), sottolineando ancora una volta come “l’attività artistica divenga socialmente tale quando è riconosciuta da qualcuno che dispone della necessaria legittimità, cioè del diritto di parola in materia”. E che “quest’ultimo non è necessariamente di tipo estetico ma anche politico o morale”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 19 agosto 2016 a pagina 86 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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