05 febbraio 2017 17:58

Ta-Nehisi Coates, Tra me e il mondo
Codice, 208 pagine, 16 euro

Nel 1863 Lincoln dichiarò che la battaglia di Gettysburg doveva assicurare che “il governo del popolo, dal popolo per il popolo non si estingua dalla Terra”. In questo libro – scritto come una lunga lettera a suo figlio che compie quindici anni – lo scrittore afroamericano Ta-Nehisi Coates spiega che il popolo che aveva in mente Lincoln non includeva “tua madre, o tua nonna, e neppure me, o te. Quindi il problema dell’America non è il tradimento del ‘governo del popolo’, ma il modo in cui il popolo si è conquistato questo nome”.

In giorni in cui il razzismo torna a manifestarsi nelle politiche del governo statunitense può essere utile rileggere questa riflessione. Il piano personale (la nascita a Baltimora, la giovinezza nei quartieri dominati dalle gang, gli amori e il lavoro) si mescola a quello storico (la segregazione e il movimento dei diritti civili). Coates scopre progressivamente l’importanza politica del proprio corpo. Sulla base del corpo viene escluso, ed è la paura di perderlo, di essere cioè ucciso, a guidare le sue azioni. Per liberarsi da questa paura Coates studia, imparando a pensare al di là del concetto di razza. Ma non basta, la violenza torna a manifestarsi: così la riflessione si amplia in una storia alternativa degli Stati Uniti, in cui il sogno americano rivela il suo volto di incubo realizzato.

Questa rubrica è stata pubblicata il 3 febbraio 2017 a pagina 76 di Internazionale, con il titolo “L’incubo americano”. Compra questo numero| Abbonati

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