02 gennaio 2016 14:22

Lo so, predire i grandi film, o romanzi, o personaggi dell’anno è sempre un’operazione rischiosa. Allora mi limito a elencare alcuni film che a titolo personale aspetto con ansia nel 2016: i primi cinque in modo particolare. Per quanto riguarda gli ultimi tre, so che i registi in questione sono discontinui, ma spero che questa sia la volta buona.

I primi cinque film più attesi del 2016

1. Nocturnal animals

Prodotto da George Clooney e diretto da Tom Ford – lo stilista che ha esordito nella regia nel 2009 con il convincente A single man – è un thriller provocatorio basato su un gioco di specchi narrativo. Amy Adams è Susan, una donna che riceve il manoscritto di un romanzo cupo e violento dall’uomo da cui si è separata vent’anni prima. Mentre lei lo legge, i personaggi del libro prendono vita, a cominciare dal padre di famiglia interpretato da Jake Gyllenhaal, un uomo alle prese con un crimine efferato che lo tocca da vicino. Era uno dei titoli più ambiti dai distributori internazionali a Cannes nel maggio scorso, ancora prima che fosse girato. Alla fine, Focus Features si è aggiudicato i diritti mondiali per la cifra (quasi) inaudita di 20 milioni di dollari. Potrebbe essere pronto già in primavera in tempo per Cannes 2015, ma Venezia o Toronto sembrano approdi più probabili.

2. Ave Cesare!

Anche qui c’è Clooney, questa volta nei panni di un attore bellone ma tonto che viene rapito durante le riprese di un peplum hollywoodiano. Ambientata negli anni cinquanta questa commedia, il diciassettesimo film dei fratelli Coen, vanta un cast d’eccezione: oltre a Clooney, vedremo Josh Brolin, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Channing Tatum, Jonah Hill e Frances McDormand. Per me, i film dei Coen sono l’equivalente cinematografico di un bene rifugio: non deludono mai, anche se i rendimenti possono essere bassi. Aggiungi due collaboratori d’oro come Roger Deakins dietro alla cinepresa e Carter Burwell per la colonna sonora e c’è da leccarsi i baffi. Hail, Caesar! aprirà il festival di Berlino l’11 febbraio, solo cinque giorni prima dell’uscita italiana.

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3. Zama

Lucrecia Martel è una delle registe di spicco del nuovo cinema argentino, etichetta applicata dalla critica a un gruppo eterogeneo di talenti (fra cui Pablo Trapero, Daniel Burman, Lucia Pienzo) che hanno in comune forse solo il passaporto. Una specie di Antonioni al femminile, Martel ha sfoderato finora tre film intensi, inquietanti (e praticamente introvabili in Italia): La cienaga (2001), La niña santa (2004), La mujer sin cabeza (2008). Schierati dal punto di vista narrativo, ma non sempre dal punto di vista emotivo dalla parte di uno o di più personaggi femminili. Sono film “difficili” che mettono in mostra l’egoismo e l’alienazione esistenziale ed emozionale della borghesia argentina. Dopo una lunga attesa, Martel rompe il digiuno artistico con Zama, che sembra a prima vista un cambiamento di rotta, non solo per il suo protagonista maschile. È basato sul romanzo omonimo di Antonio di Benedetto, del 1956, una sorta di “Kafka coloniale” riconosciuto oggi come un classico della letteratura sudamericana moderna. Coprodotto da cinque paesi, si tratta di un film storico con un budget importante. Racconta la storia di un ufficiale spagnolo del settecento, Don Diego de Zama, inviato dalla corona ad Asunción, in Paraguay, dove l’ufficiale si sente inutile in un angolo sperduto dell’impero. Si vocifera di un’uscita a Cannes, festival che ama molto Martel.

4. Sing

Due dei miei film preferiti del 2015, Anomalisa e Inside out, erano animati. Una volta (sebbene con qualche rara eccezione) i “cartoni” erano rivolti soprattutto ai bambini e alle famiglie. Ora, da qualche anno, stanno diventando contenitori per storie anche molto da adulti (Anomalisa), o per storie che intrattengano i ragazzi cresciuti con computer e social network, attraverso una struttura di battute, sfumature, concetti che piacciono anche ai genitori o alle persone senza figli (Inside out). La seconda prova di regia dell’inglese Garth Jennings (che esordì nel 2007 con la strana ma toccante commedia adolescenziale Son of Rambow) sembra appartenere a questa seconda categoria. Sing, come Birdman, è tutto ambientato in un teatro newyorchese. Gestito da un impresario riccio (non è un refuso: è proprio un riccio) che per salvare il suo amato teatro, ormai fatiscente, organizza una gara di canto che vede tra i finalisti un maiale femmina, madre di 25 porcellini, un istrice punk, un giovane elefante che soffre di paura da palcoscenico, un gorilla che fa il gangsta rap e un topo truffatore. Le voci sono rispettivamente di Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Scarlett Johansson, Tori Kelly, Taron Egerton e Seth MacFarlane. Come minimo, promette di essere uno spasso. Però c’è da aspettare un bel po’: la Universal lo farà uscire negli Stati Uniti solo alla fine del 2016.

5. Tarda primavera

Quanto ho amato Le quattro volte di Michele Frammartino. Condivido pienamente il giudizio del sito francese Film de Culte che descrive il regista milanese (di discendenza calabrese) come “l’une des rares révélations récentes du cinéma italien” (una delle rare rivelazioni recenti del cinema italiano, ndr). Credo che non sia casuale il fatto che Frammartino provenga da una formazione prima da architetto, poi da videoartista (attività, quest’ultima, che porta sempre avanti); c’era una libertà espressiva in questo film di dichiarata ispirazione pitagorica, tutto ambientato in un paese sperduto della Calabria, che un auteur formato nel solco del cinema narrativo forse stenterebbe a raggiungere. Il nuovo film, l’ultimo della trilogia iniziato con Il dono (2003), incentrata sulle leggende e credenze animiste dell’Italia meridionale, parte da una balena arenata su una spiaggia calabrese per offrire una rilettura del Pinocchio di Collodi che è anche, secondo il regista, una riflessioni sui cicli naturali e vitali.

Le tre incognite del 2016

6. American honey (di Andrea Arnold)

Negli Stati Uniti molti studenti cercano di mettere da parte un po’ di soldi partendo in gruppi per vendere abbonamenti a riviste in giro per il paese, dormendo tutti insieme in camere di motel, sfruttati da caporali senza scrupoli. Il nuovo film della regista britannica del bellissimo Fish tank (2009) segue una di queste squadre di ragazzi. Girato nell’estate del 2015, dovrebbe debuttare a Berlino (febbraio) oppure a Cannes (maggio).

7. Julieta (di Pedro Almodóvar)

Un ritorno al cinema drammatico di prospettiva femminile, il ventesimo lungometraggio del cineasta spagnolo, ipotecato dal festival di Cannes, si chiamava Silencio fino al novembre 2015, quando ha cambiato titolo per non creare confusione con…

8. Silence (di Martin Scorsese)

Più volte annunciato e più volte rimandato, oggetto anche, per questo motivo, di uno screzio finito in tribunale tra Scorsese e il produttore Vittorio Cecchi Gori. Ora pare che questo dramma storico sulla persecuzione subita da due preti gesuiti nel Giappone del seicento sia finalmente pronto. Il film è basato sul romanzo omonimo dello scrittore giapponese Shusaku Endo. Con Liam Neeson, Andrew Garfield e Adam Driver nei ruoli principali, il film è atteso per la seconda metà dell’anno, ma potrebbe anche slittare, visto che Paramount ancora tergiversa sulla data di uscita.

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