1. Dan Solo, Naftalina
Il nick da guerriero stellare calza benissimo al bassista ex Marlene Kuntz, qui all’esordio solista, Classe A. Lui è classe ’68, torinese, e qui ci mette sonorità moderne e un modo di scrivere e cantare da classicone, con una erre gucciniana e testi un poco Stranamore. Vien da pensare al trailer del prossimo Star wars con Harrison Ford invecchiato, ancoraggio rassicurante per assimilare la modernità. Dan fa una cosa simile: si preoccupa di sonorità avanti, e dietro fa l’artigiano di una volta, racconti, sentimenti, cesello, cancellino. Cose fatte a modo, lavoro solido.

2. Stearica, Delta
Altri tre torinesi portentosi, indignados strumentali, che pubblicano il nuovo album Fertile per un’etichetta inglese (la Monotreme), picchiano come fabbri psichedelici, sonorizzano Golem, intrallazzano con altre formazioni fanatiche (Girls Against Boys, Acid Mothers Temple, Coliseum) e fanno musica furibonda e inebriante. Se qualcuno facesse parkour tra le rovine di Kobane con la GoPro in testa, loro sarebbero la colonna sonora. Vanno sulla forza degli strumentali, e potrebbero dedicarsi a colonne sonore di technothriller seriali.

3. Nibiru Prj 22, Elektro punk
E che film si fanno, questi giovani salernitani con nome impronunciabile, album (uscito da poco) Incompatibile, strumentazione elettronica, formazione jazz e attitudine da spugnette assorbisonorità globalizzate? In uno di questi film erano coinvolti fino al collo, favoreggiando il piano di arricchirsi a suon di pasticche da parte dei ricercatori-pusher di Smetto quando voglio. E ora che si misurano sulle lunghe distanze li scopriamo briosi nel giostrare elektro, punk, rock, dub, reggaeton, ambient in un amalgama pronto da spalmare sulle pareti di un club.

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2015 a pagina 84 di Internazionale, con il titolo “Electro Vecchioni”. Compra questo numero | Abbonati

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