08 dicembre 2014 10:17

Il rapporto 2014 della Commissione europea su educazione e formazione richiama dati e analisi dell’Ocse per affermare che, come nel complesso del mondo industrializzato, anche nell’Europa a 28 la mobilità sociale intergenerazionale garantita dall’istruzione è entrata in una fase di rallentamento.

Prendendo i casi estremi, oggi, secondo il rapporto, nell’Europa a 28 i figli con un genitore incapace di leggere o scrivere in una qualunque lingua sono destinati sette volte su dieci a raggiungere un livello basso d’istruzione. Invece i figli di genitori con un livello d’istruzione universitario raggiungono a loro volta lo stesso livello alto in quasi sette casi su dieci.

Nella media generale dei paesi dell’Unione l’istruzione stenta a spezzare l’eredità delle disuguaglianze passate, largamente legate a disparità economiche tra le aree rurali, più povere, e le aree urbane, più ricche.

Tuttavia queste, soprattutto nel caso dei grandi centri, non sfuggono a quello che un’altra recente pubblicazione dell’Ocse ha chiamato urban paradox: un contesto di media ricchezza fatto, in realtà, della giustapposizione tra alcuni quartieri con redditi molto elevati e quartieri delle periferie, spesso agglomerati di povertà.

La scuola può assumere più pienamente il ruolo di luogo di riscatto dalle disuguaglianze ereditarie, ovviamente se sorretta da adeguati investimenti. Dal 2008, a prezzi costanti, politiche miopi li hanno ridotti in quasi tutta l’Unione (tranne che nel Regno Unito e in Germania, Austria e Svezia).

Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2014 a pagina 110 di Internazionale, con il titolo “Disuguaglianze persistenti”. Compra questo numero | Abbonati

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