10 dicembre 2015 13:19

Cosa hanno in mente i giovani musulmani che abbandonano i paesi occidentali e corrono ad arruolarsi nelle schiere del gruppo Stato islamico (Is)? Su quali motivazioni fa leva la propaganda dell’Is? Per rispondere a queste domande e dunque per discutere di terrorismo e combatterlo capendone alcune radici, una giovane professoressa d’una scuola di Salem, un piccolo centro dello Utah, ha proposto un compito originale alle classi del primo anno delle superiori: immaginare e produrre un poster di propaganda dell’Is che per fare proseliti sfrutti i motivi più attraenti per i giovani. La docente ha offerto agli alunni una scheda con un elenco di motivi, tra cui il rifiuto dell’immoralità delle società consumistiche, la ribellione alle disparità economiche o alla povertà estrema, la ricchezza di mezzi dell’Is.

La scheda precisava che il compito non era obbligatorio: si poteva scegliere un’alternativa. Non è bastato. Alcuni alunni (quattro su sessanta, pare) si sono lamentati a casa e i genitori hanno vivacemente protestato. La principal dell’istituto ha difeso la buona fede della docente, ma la prova è stata annullata e l’insegnante invitata a non continuare questo tipo di analisi. Emittenti televisive locali hanno dato per prime la notizia, ripresa da Associated Press e Washington Post, e da giornali europei come Le Monde. Il tono finora è stato rispettoso. I giornali sentono che è serio e aperto il problema di cosa fare nelle scuole in tema di terrorismo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 4 dicembre 2015 a pagina 105 di Internazionale, con il titolo “A scuola di Stato islamico”. Compra questo numero| Abbonati

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