21 giugno 2015 15:04

Nel primo giorno di Ramadan una quarantina di militari che indossavano uniformi nere ha fatto irruzione nella sede dell’Unione degli scrittori iracheni. Secondo fonti dell’organizzazione, hanno sfondato le porte, ammanettato gli agenti della sicurezza e colpito alla testa il capo dell’Unione, Alfred Samaan, 80 anni, poeta. Gli aggressori erano arrivati su veicoli governativi e facevano parte delle forze speciali dell’esercito.

Finora né il primo ministro Haider al Abadi né il ministero dell’interno hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’accaduto. L’unica protesta è arrivata da un funzionario del ministero della cultura.

Tre giorni prima agenti con la stessa uniforme nera avevano preso di mira una manifestazione a Bassora. I partecipanti protestavano pacificamente contro le carenze della fornitura di elettricità e la corruzione che ne è all’origine.

Come ha scritto il giornalista Suhail Nader, sembra che gli iracheni vivano in tre stati diversi (oltre a quello proclamato dal gruppo Stato islamico): lo stato ufficiale di Al Abadi, quello delle milizie e quello dell’ex premier Nuri al Maliki.

Nelle ultime due settimane Al Maliki, attraverso il suo partito Al Dawa, ha fatto di tutto per dimostrare di essere ancora un uomo potente e ha sguinzagliato un reparto militare che gli è rimasto fedele. L’attacco all’Unione degli scrittori è una specie di avvertimento a quei giornalisti e intellettuali che continuano a chiedersi chi siano i responsabili della caduta di Mosul nelle mani dei jihadisti più di un anno fa.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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