19 marzo 2016 11:40

Nonostante il divieto imposto dal governo e le voci su un possibile attacco da parte del gruppo Stato islamico (Is), venerdì 18 marzo migliaia di manifestanti si sono radunati davanti all’ingresso della zona verde di Baghdad, dove si trovano il parlamento, le residenze dei ministri e dei deputati e le ambasciate degli Stati Uniti e del Regno Unito.

Pochi giorni prima l’ex premier Nuri al Maliki aveva avvertito che le forze di sicurezza non sarebbero rimaste a guardare se i manifestanti avessero “minacciato la sicurezza nazionale”, cioé se avessero superato le mura della zona verde. Il ministero dell’interno aveva rivelato che la polizia aveva arrestato dei jihadisti dell’Is che si preparavano a far esplodere un’autobomba alla manifestazione. Ma i giovani sono scesi comunque in piazza per chiedere riforme. Ora il premier Haidar al Abadi è stretto tra due fuochi.

Via da Baghdad

Da una parte la coalizione sciita che lo sostiene sta valutando di sostituirlo con un governo tecnocratico formato dagli stessi partiti. Dall’altra, il giovane imam sciita Muqtada al Sadr gli ha concesso 45 giorni di tempo per abbandonare la coalizione e formare un nuovo governo con il suo appoggio. L’ultimatum scade tra 27 giorni, al termine dei quali Al Sadr minaccia di mandare milioni di suoi sostenitori a forzare i cancelli della zona verde. La manifestazione del 18 marzo è stata la seconda prova generale dell’assedio al governo.

Al Abadi ha chiesto più tempo perché qualunque riforma o cambio di governo richiederà lunghi negoziati con i principali partiti, ma Al Sadr lo accusa di ricadere sempre nello stesso circolo vizioso, quello delle riforme senza riformisti. La tensione sale con il passare dei giorni, e le forze di sicurezza hanno già ricevuto l’ordine di sparare a chiunque tenti di scalare il muro di cemento che circonda la zona verde. Mentre tornavo in città dall’aereporto ho incrociato tre parlamentari e gli ho chiesto dov’erano diretti. Mi hanno risposto che andavano in Kurdistan per la festa del Newroz, ma ho avuto il sospetto che fosse soprattutto un modo di sottrarsi all’incubo di un venerdì di sangue.

(Traduzione di Gabriele Crescente)

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