19 maggio 2017 17:30

Non si sa se è stato un caso, ma quasi nello stesso momento due importanti religiosi musulmani, Alaa al Mousawi, il capo della fondazione irachena che gestisce i luoghi santi sciiti, e Salim Abd al Jalil, il viceministro egiziano delle dotazioni religiose (awqaf), hanno dichiarato che i cristiani sono infedeli e che devono convertirsi all’islam o pagare la jizya, il tributo che in passato veniva richiesto a ebrei e cristiani per ottenere la protezione delle autorità islamiche. I due religiosi hanno basato le loro affermazioni su un versetto di 1.500 anni fa, senza prendere in considerazione il contesto e le circostanze in cui fu scritto.

Le loro dichiarazioni hanno scatenato vive reazioni sui mezzi d’informazione e nelle moschee. Sono nate anche campagne di sostegno ai cristiani, portate avanti da laici e musulmani.

Niente più discorsi
Centottanta famiglie irachene hanno citato Al Mousawi in tribunale, sostenendo che le sue parole incitano alla violenza e mettono in pericolo l’unità nazionale. Lo scrittore Amer Bader Hassoun ha chiesto ad Al Mousawi di scusarsi ufficialmente e di dimettersi. In Egitto, dopo le proteste sui mezzi d’informazione, il ministro delle dotazioni religiose ha deciso che il suo vice non terrà più discorsi nelle moschee e alla tv.

In ogni caso queste dichiarazioni mostrano che non sono solo Al Qaeda e il gruppo Stato islamico ad avere idee pericolose sui cristiani, ma anche una parte dei musulmani che combattono contro le due organizzazioni terroristiche.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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