15 gennaio 2016 19:07

Il batterio della peste potrebbe essere rimasto nascosto in Europa per secoli. Lo studio di otto scheletri trovati in Germania mostra che la Yersinia pestis ha continuato a contagiare le persone per molto tempo dopo la grande epidemia del trecento. Un gruppo di ricerca tedesco ha studiato il dna di cinque individui seppelliti nella chiesa di San Leonhard a Pichl-Manching, in Baviera, vissuti nel quattordicesimo secolo. È stato anche estratto il dna di tre soldati morti durante la guerra dei trent’anni (1618–1648), trovati nel Brandeburgo.

Lisa Seifert e colleghi hanno scoperto che gli scheletri contengono un dna batterico simile tra loro e comparabile a quello trovato in altre persone morte di peste in Europa. La somiglianza è in particolare molto forte con il dna estratto dalle vittime dell’epidemia del 1348-1350, seppellite nel cimitero di East Smithfield a Londra. I profili genetici somigliano anche a quelli trovati in Francia, a Saint-Laurent-de-la-Cabrerisse.

Finora si pensava che il batterio fosse stato più volte importato in Europa dall’Asia. Lo studio pubblicato sulla rivista PlosOne suggerisce invece che la peste sia stata importata dall’Asia nel trecento e che poi sia rimasta nel continente fino al seicento, probabilmente perché circolava in una popolazione di animali non identificata. Nel corso dei secoli si sarebbe mescolata più volte con i ceppi di batteri importati dall’Asia, per poi scomparire in tempi moderni.

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