Jam Sta Rosa, Afp

Il 21 settembre, nel corso di una manifestazione organizzata nel 51esimo anniversario della proclamazione della legge marziale, alcuni attivisti filippini hanno accusato il governo del presidente Ferdinand Marcos Jr., detto Bongbong, di condurre una “caccia alle streghe” contro chi si batte per i diritti umani.

Centinaia di persone sono scese in piazza nella capitale Manila per denunciare le sparizioni forzate e chiedere l’abolizione di una task force anticomunista istituita dall’ex presidente Rodrigo Duterte e accusata di prendere di mira chi critica il governo.

L’associazione per i diritti umani Karapatan ha affermato che il governo sta usando la task force per “dare la caccia agli attivisti, ai difensori dei diritti umani e ad altri dissidenti”, permettendo all’esercito e alla polizia di “portare avanti una repressione che ricorda gli anni della legge marziale”.

Il dittatore Ferdinand Marcos, padre dell’attuale presidente, impose la legge marziale nel 1972, scatenando le forze di sicurezza contro avversari, critici e dissidenti.

Secondo le stime di Amnesty international, migliaia di persone furono uccise e decine di migliaia furono torturate e imprigionate durante la repressione.

Gli attivisti affermano che le violazioni dei diritti umani continuano sotto Marcos Jr., che ha confermato la “guerra alla droga” del suo predecessore Duterte, come anche la task force anticomunista.

Secondo le associazioni per i diritti umani, otto attivisti sono scomparsi da quando Marcos Jr. è diventato presidente, nel giugno 2022.

Nello stesso periodo ci sono stati più di quattrocento omicidi legati al traffico di droga.

“Viviamo ancora nell’ombra del 1972”, ha detto ai manifestanti Renato Reyes, segretario generale dell’alleanza di sinistra Bayan. “Al governo non interessano i diritti umani”.

Rilasciate due attiviste ambientali

Il 19 settembre sono state rilasciate due attiviste ambientali che avevano accusato i militari di averle rapite.

Jonila Castro, 21 anni, e Jhed Tamano, 22 anni, erano scomparse il 2 settembre mentre si battevano contro un progetto di bonifica nella baia di Manila. Per le autorità appartenevano invece a un gruppo ribelle comunista.

Carlos Conde, di Human rights watch, ha dichiarato all’Afp che per alcuni aspetti la situazione dei diritti umani nel paese è peggiorata con Marcos Jr.

L’attivista per i diritti umani Cristina Palabay, di Karapatan, ha detto di “avere più paura adesso”, considerando il numero degli attivisti scomparsi.