Maxime Mokom in aula. (Piroschka van de Wouw, Anp)

Il 19 ottobre la Corte penale internazionale (Cpi) ha dichiarato di aver rilasciato Maxime Mokom, ex leader di una milizia nella Repubblica Centrafricana, archiviando il caso contro di lui per crimini di guerra, dopo che il pubblico ministero ha ritirato tutte le accuse.

Il procuratore Karim Khan ha concluso che “non ci sono più prospettive di condanna al processo, anche se le accuse fossero confermate”. E per questo Mokom è stato rilasciato. Era stato accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità per le presunte atrocità commesse contro i civili musulmani nella Repubblica Centrafricana, ex colonia francese, dalle milizie autoproclamate di autodifesa nel 2013 e nel 2014.

Uno dei paesi più poveri del mondo, la Repubblica Centrafricana è sprofondata in un sanguinoso conflitto settario dopo che i ribelli séléka, una coalizione di gruppi armati composti principalmente da musulmani, hanno esautorato il presidente François Bozizé all’inizio del 2013.

Le milizie di Mokom, che si definiscono antibalaka, che significa antimachete, si sono formate per contrastare la conquista della capitale, Bangui, da parte dei séléka. Mokom ha negato di essere coinvolto nello spargimento di sangue, dichiarando ai giudici della Corte penale internazionale di essersi “dedicato alla ricerca della pace”. Mokom ha detto di essere tornato nel paese nel febbraio 2014, all’apice della violenza, dopo essere fuggito nella vicina Repubblica Democratica del Congo (Rdc).

Mokom è stato accusato di avere attaccato la popolazione civile, di omicidio, di stupro e di saccheggio. Il procuratore Khan ha dichiarato che la decisione di ritirare le accuse è stata presa dopo aver considerato tutte le prove e “le mutate circostanze relative alla disponibilità dei testimoni”.

Era diventato chiaro che “diversi testimoni critici” non erano disponibili a testimoniare e che era “improbabile che l’indagine in corso portasse a nuove prove”, ha dichiarato il procuratore davanti alla corte. I procuratori hanno detto di non essere riusciti a interrogare i potenziali testimoni, compresi i “testimoni privilegiati”, nelle ultime settimane. “Non si prevede inoltre che altri testimoni con prove simili vengano identificati o si facciano avanti nel prossimo futuro”, hanno aggiunto.

Notizie sgradite

Khan ha dichiarato che il suo ufficio si riserva il diritto di chiedere un nuovo mandato d’arresto se dovessero emergere ulteriori prove e di rivolgersi a coloro che sono stati colpiti dalle atrocità nel paese.

“Sono consapevole che questa notizia potrebbe essere sgradita a molti sopravvissuti e alle loro famiglie”, ha dichiarato. “Ma spero che comprendano le mie responsabilità legali ed etiche”.

La Corte penale internazionale ha emesso nel 2018 un mandato di arresto per Mokom, che è stato consegnato dalle autorità ciadiane lo scorso anno.

Istituita nel 2002, la Cpi è l’unico tribunale indipendente al mondo in grado di perseguire le persone accusate di crimini di guerra o contro l’umanità.

Gli attacchi degli antibalaka sono continuati contro i civili musulmani anche dopo che le forze séléka si sono ritirate da Bangui, almeno fino al dicembre 2014. La Repubblica Centrafricana è ancora in crisi e gli accordi di pace firmati nel 2017 e nel 2019 non sono stati rispettati.

Ci sono ancora vari gruppi armati che compiono attacchi sporadici contro l’esercito centrafricano, che è sostenuto da mercenari della società di sicurezza privata russa Wagner. Le ong internazionali e gli esperti incaricati dalle Nazioni Unite accusano regolarmente entrambe le parti di crimini e abusi contro i civili.

Altri due ex leader antibalaka, Patrice-Edouard Ngaissona e Alfred Yekatom, sono sotto processo alla Corte penale internazionale. L’anno scorso il comandante della _séléka__,_ Mahamat Said Abdel Kani, ha negato le accuse di crimini di guerra e contro l’umanità davanti al tribunale.