Il deposito dell’azienda Cccl devastato da un’esplosione, sull’isola di Mahé, nell’arcipelago delle Seychelles. (Mervyn Marie, Afp)

Il 7 dicembre l’arcipelago delle Seychelles ha proclamato lo stato d’emergenza in seguito allo scoppio avvenuto in un deposito di esplosivi, e a una serie di alluvioni e frane.

“L’esplosione nel deposito dell’azienda di costruzioni Cccl e i danni causati dalle piogge torrenziali mi costringono a proclamare lo stato d’emergenza per il 7 dicembre”, ha affermato in un comunicato il presidente Wavel Ramkalawan.

“Le scuole resteranno chiuse”, ha aggiunto. “Solo gli impiegati dei settori essenziali saranno autorizzati a raggiungere i luoghi di lavoro, mentre i servizi di emergenza svolgono le operazioni di soccorso”, ha aggiunto.

“L’esplosione, avvenuta nella zona industriale di Providence, sull’isola di Mahé, ha causato gravi danni”, si legge nel comunicato. Mahé, l’isola più grande dell’arcipelago, ospita l’87 per cento dei 98mila abitanti del paese.

Qualche ora dopo, durante una conferenza stampa, Ramkalawan ha affermato che 66 persone sono rimaste ferite nell’esplosione.

“L’aeroporto internazionale delle Seychelles è ancora in servizio, come i traghetti che collegano le isole”, ha dichiarato l’ente ufficiale del turismo Visit Seychelles sul social network X.

L’emittente pubblica Sbc ha confermato che la sera del 6 dicembre le alluvioni e le frane causate dalle forti piogge hanno causato gravi danni in varie zone di Mahé. Molte case sono crollate e alcune strade sono state danneggiate.

Conosciuto per le sue spiagge di sabbia bianca, l’arcipelago delle Seychelles, ex colonia britannica, è composto da 115 isole. Secondo la Banca mondiale, è il paese africano più ricco per pil pro capite, grazie al turismo e alla pesca. Ma il dato nasconde grandi disuguaglianze: quasi il 40 per cento della popolazione vive in povertà.

Nelle ultime settimane l’Africa orientale e l’oceano Indiano sono stati colpiti da piogge torrenziali, alimentate dal fenomeno climatico del Niño, che hanno causato più di un milione di sfollati in Somalia.

Secondo le Nazioni Unite, oltre al fenomeno del Niño, che causa un forte riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico con conseguenze in tutto il mondo, la situazione è aggravata dal dipolo dell’oceano Indiano, una divergenza nelle temperature di superficie della parte occidentale e di quella orientale dell’oceano.

Il fenomeno del Niño, generalmente associato a un aumento delle temperature, alla siccità in alcune parti del mondo e a forti piogge in altre, dovrebbe raggiungere il picco alla fine di dicembre e continuare fino ad aprile.