Khan Yunis, Striscia di Gaza. (SAID KHATIB, AFP)

Il Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite ha annunciato il 20 dicembre l’arrivo nella Striscia di Gaza di un convoglio con 750 tonnellate di aiuti alimentari, proveniente per la prima volta dalla Giordania.

Il convoglio, composto da 46 camion e organizzato dal Pam insieme all’ong giordana Jhco, ha attraversato il valico di frontiera di Kerem Shalom, che separa Israele dalla Striscia di Gaza.

“La creazione di un nuovo corridoio a partire dalla Giordania permetterà di accelerare le consegne di aiuti umanitari”, ha affermato Samer Abdeljaber, rappresentante del Pam nei Territori palestinesi.

“Siamo grati a tutti quelli che hanno collaborato all’iniziativa”, ha aggiunto.

Il 15 dicembre Israele aveva accettato la consegna “temporanea” degli aiuti attraverso il valico di frontiera di Kerem Shalom.

Intanto, il 20 dicembre il leader di Hamas Ismail Haniyeh, che vive a Doha, in Qatar, ha avviato dei colloqui in Egitto per ottenere una nuova tregua nella Striscia di Gaza, che permetterebbe di rilasciare alcuni ostaggi in cambio di un aumento degli aiuti umanitari.

Secondo una fonte vicina ad Hamas, si sta discutendo di una tregua di una settimana in cambio del rilascio di quaranta ostaggi.

Con l’intensificazione dell’offensiva israeliana, sono aumentate le pressioni internazionali per una seconda tregua.

Negoziata dal Qatar con la collaborazione dell’Egitto e degli Stati Uniti, una prima tregua di una settimana, dal 24 novembre al 1 dicembre, aveva portato al rilascio di 105 ostaggi e 240 detenuti palestinesi, oltre a garantire l’ingresso nella Striscia di Gaza di una quantità maggiore di aiuti umanitari.

Secondo un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), pubblicato il 20 dicembre, circa metà della popolazione della Striscia di Gaza soffre di fame estrema o severa, e al 90 per cento capita di restare senza cibo per un’intera giornata.

“Senza un cessate il fuoco il numero dei bambini che muoiono a causa delle malattie potrebbe superare quello dei bambini che muoiono nei bombardamenti”, ha avvertito l’Unicef.

Il 19 dicembre, per il secondo giorno consecutivo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad approvare una risoluzione sul conflitto tra Israele e Hamas. Le discussioni proseguiranno il 20 dicembre.

I diplomatici stanno cercando di trovare una formula che permetta di aggirare il veto degli Stati Uniti, il principale alleato d’Israele. Il testo, che inizialmente chiedeva una “cessazione immediata e duratura delle ostilità”, ora parla solo di una “sospensione”.

19.667 vittime

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 19.667 persone. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.140 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.

Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto 1,9 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, cioè l’85 per cento della popolazione totale, sono stati costretti a lasciare le loro case.

Molti di loro sono dovuti fuggire più volte e si trovano ora in campi improvvisati senza elettricità e con carenze di acqua, cibo e medicinali.