La città di Myawaddy, nello stato Karen, nel sudest della Birmania. (Manan Vatsyayana, Afp)

L’esercito birmano si è ritirato dalla città di Myawaddy, al confine con la Thailandia, ha affermato l’11 aprile un portavoce della giunta militare al governo, confermando le notizie fornite da un gruppo etnico ribelle.

Poche ore prima i ribelli dell’Unione nazionale karen (Knu) avevano annunciato il ritiro dell’esercito dopo alcuni giorni di combattimenti intorno alla città, che ha un ruolo importante per il commercio con la Thailandia.

Circa duecento soldati si sono rifugiati su un ponte che collega Myawaddy, nello stato Karen (sudest), alla città tailandese di Mae Sot, ha dichiarato all’Afp Padoh Saw Taw Nee, portavoce della Knu.

Il portavoce della giunta militare Zaw Min Tun ha confermato ai mezzi d’informazione locali che i soldati si sono ritirati per motivi di sicurezza.

Ha aggiunto che la giunta e le autorità tailandesi stanno discutendo della sorte di questi soldati, senza fornire ulteriori dettagli.

Il portavoce ha anche confermato che i combattenti della Knu sono entrati a Myawaddy.

L’Afp ha contattato il governo tailandese, che però non ha voluto commentare.

A gennaio 276 soldati birmani erano fuggiti in India in seguito agli scontri con altri ribelli etnici nell’ovest del paese. I soldati erano stati poi rimaptriati con un volo militare.

Dopo il colpo di stato che nel 2021 ha deposto la leader di fatto del paese Aung San Suu Kyi, il conflitto decennale tra l’esercito e alcuni gruppi etnici ribelli si è intensificato, estendendosi a nuove aree del paese.

Nell’ottobre scorso tre gruppi etnici ribelli hanno lanciato un’offensiva congiunta contro l’esercito. Nelle settimane successive hanno conquistato alcune aree al confine con la Cina.

Il 4 aprile le forze di sicurezza hanno abbattuto alcuni droni sulla capitale Naypyidaw, sventando un raro attacco al cuore del potere, rivendicato dalle Forze di difesa del popolo (Pdf), un gruppo che si è formato dopo il colpo di stato.