17 febbraio 2018 13:12

Frank Ocean, Moon river
Non è facile prevedere le mosse di Frank Ocean, nel bene e nel male. Gli organizzatori del Primavera sound ancora si ricordano il suo pacco clamoroso di due anni fa, ma ogni tanto la sregolatezza del talento statunitense gioca a suo favore. Questa cover di Moon river per esempio è una bella sorpresa.

Scritta da Henry Mancini per la colonna sonora di Colazione da Tiffany su misura per la (limitata) estensione vocale dell’attrice Audrey Hepburn, e ispirata alla luna piena nel cielo di Savannah, Moon river è un grande classico della musica americana. Il brano vinse anche un Oscar per la miglior canzone nel 1962 e fu interpretato da molti cantanti, a partire da Frank Sinatra.

Frank Ocean, che ha pubblicato il pezzo la notte successiva a San Valentino, ha trattato il brano come se fosse uno di quelli di Blonde, il suo ultimo acclamato disco. Pochi strumenti, la voce al centro del mixaggio, qualche accordo di chitarra in sottofondo e tanta delicatezza.

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Octavian, Party here
La settimana scorsa il sito statunitense Pigeons and Planes ha fatto una lista dei venti rapper britannici da tenere d’occhio nel 2018. In cima all’elenco c’è Octavian, un giovane musicista nato in Francia e cresciuto nel sudest di Londra, che non ha ancora pubblicato un album ma ha già messo online un paio di brani niente male.

Octavian a dicembre ha pubblicato il singolo Party here, un pezzo dove mostra un flow invidiabile, accompagnato dalle basi del producer Jgbrm. Il suono di riferimento, trattandosi di Regno Unito, è ovviamente quello del grime, ma il risultato finale è meno aspro rispetto al solito (Skepta, Stormzy).

Riguardo al testo di Party here, vince a mani basse il verso: “I rap cause cos I’m from no silence just sirens and the guns and violence”, che potremmo provare a tradurre come “Faccio rap perché vengo da un posto dove non c’è silenzio, solo sirene e pistole e violenza”.

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Amen Dunes, Blue rose
Gli Amen Dunes sono una band statunitense guidata da Damon McMahon. Il quinto disco della band, Freedom, uscirà il 30 marzo . In passato la voce del cantante del gruppo era quasi sempre avvolta dal riverbero, ma nel nuovo singolo Blue rose la band ha deciso di togliere il filtro. E forse è meglio così: McMahon non è certo Aretha Franklin, ma la sua emotività è contagiosa.

E comunque Blue rose non sembra neanche il pezzo di una band statunitense: il giro armonico su cui è costruito potrebbe essere quello di un pezzo dei Primal Scream o degli Stone Roses.

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Drake, God’s plan
Il nuovo singolo di Drake, pubblicato il 19 gennaio, non è tra le cose migliori del rapper di Toronto, ma non è neanche da buttare. Da poche ore è stato pubblicato anche il video del brano, girato a Miami, che documenta la (per niente discreta) beneficenza fatta da Drake a una scuola, a un istituto per minori e a persone incontrate per strada.

A parte tutto, i beat dei pezzi di Drake sono sempre interessanti. E questo vale anche per God’s plan, prodotto da Cardo, Boi-1da e YeX.

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Yakamoto Kotzuga, Until we fade
La Tempesta Dischi continua a pubblicare musica elettronica di alto livello. L’anno scorso ci ha regalato due album stupendi come Vida eterna dei Ninos du Brasil e Azulejos di Populous. E ha cominciato il 2018 con il nuovo brano di Yakamoto Kotzuga, pseudonimo dietro al quale si nasconde il veneziano Giacomo Mazzucato, attivo da diversi anni e già collaboratore dei rapper Ghemon e Mecna.

Until we fade anticipa Slowly fading, il secondo disco di Yakamoto Kotzuga, in arrivo il 23 marzo. L’album, stando a Mazzucato, è in parte ispirato alla serie tv Black mirror.

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P.S. Frank River e gli altri quattro artisti di questa settimana sono dentro alla solita playlist del 2018. Buon ascolto!

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