30 settembre 2019 17:03

L’8 giugno 1901 viene celebrato a La Coruña, in Spagna, il primo matrimonio tra due donne, ben prima della legge promossa dal governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero, che nel 2005 legalizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

La storia di Elisa Sánchez Lorica e Marcela Gracia Ibeas narra di un amore difficile, anzi impossibile, nato alla fine dell’ottocento in una società maschilista e cattolica dove la loro relazione è vista come una perversione. Le due donne si incontrano a La Coruña mentre studiano per diventare maestre, ma quando la loro amicizia si trasforma in qualcos’altro i genitori di Marcela intervengono e obbligano la figlia a trasferirsi a Madrid. Elisa e Marcela si ritrovano alla fine in Galizia, dove insegnano in villaggi diversi ma vivono insieme a Calo.

Elisa comincia a vestirsi da uomo, si inventa un passato e una nuova identità usando come punto di partenza la biografia di un cugino morto anni prima in un naufragio. Diventa Mario, si fa battezzare e sposa Marcela. L’inganno non dura a lungo e scoppia lo scandalo: vengono licenziate e scomunicate dalla chiesa ma riescono a scappare, probabilmente in Argentina, evitando il processo. Di fatto, però, il matrimonio non è mai stato annullato. La loro storia è stata ricostruita nel libro Elisa y Marcela: más allá de los hombres di Narciso de Gabriel che ha ispirato la fotografa Cristina Vatielli per il suo nuovo progetto, Sin hombre.

Vatielli crea una messa in scena interpretata da Antonella, attrice di teatro, e Maria, illustratrice e tarologa. La Galizia di fine ottocento è stata ricreata nella casa di una guaritrice in Abruzzo, durante l’inverno, per ottenere un’atmosfera dura e intensa, dove le ombre tracciano i contorni di questa storia d’amore. Come in Le donne di Picasso, la fotografa prosegue una ricerca personale su figure femminili emblematiche che sono vissute tra l’ottocento e il novecento. Sin hombre, esposto alla galleria del Cembalo di Roma fino al 30 novembre, amplia questa indagine soffermandosi su quelle donne che hanno lasciato un segno nella storia pur vivendo nell’ombra.

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