16 luglio 2020 13:50

Nella primavera del 1949 Roberto Rossellini e Ingrid Bergman arrivano sull’isola di Stromboli per le riprese di Stromboli (Terra di Dio). I due si conoscono grazie a una celebre lettera in cui l’attrice dichiara la sua ammirazione per il regista ed esprime il desiderio di lavorare con lui: “Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei”.

L’incontro dà inizio a una storia d’amore che riempie le pagine dei rotocalchi italiani dell’epoca. Entrambi sono impegnati con altre persone, Rossellini con Anna Magnani e Bergman con il medico svedese Peter Lindstrom. Tuttavia lo scandalo non li ferma, si sposano nel 1950 e girano insieme altri cinque film tra cui Europa ‘51 e Viaggio in Italia.

Per le riprese, sull’isola arriva anche un grande fotoreporter, Federico Patellani, incaricato dal settimanale Tempo di documentare la lavorazione del film. Ha 38 anni, conosce e frequenta già il mondo del cinema ed è uno dei fotogiornalisti italiani più importanti del dopoguerra.

A Stromboli Patellani scatta circa trecentocinquanta immagini in bianco e nero, in grande e medio formato, e una sessantina a colori. Documenta i momenti di lavorazione, le pause e realizza ritratti di Bergman e Rossellini che fanno il giro del mondo. Ma il fotografo non cede al divismo e non si lascia sfuggire coloro che su quell’isola remota e solitaria vivono da sempre, nonostante la minaccia del vulcano. Come scrive Alberto Bougleux in Stromboli 1949, appena pubblicato da Humboldt Books, Patellani trova un equilibrio nel raccontare il rivoluzionario metodo di lavoro di Rossellini, la personalità di Bergman e una comunità dimenticata del Mezzogiorno. Il libro è accompagnato anche dai testi di Goffredo Fofi, Giovanna Calvenzi e Kitti Bolognesi.

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