26 novembre 2021 15:12

A lungo ho smontato, disassemblato e ricomposto Jhalak, pubblicazione edita da RVM Hub che raccoglie le fotografie sull’India di Ilaria Magliocchetti Lombi, classe 1985 tra le più brave fotografe ritrattiste italiane.

Pensandoci sono forse azioni strane da fare con un libro che effettivamente un libro non è, o almeno non in senso classico. Non è rilegato, le pagine hanno formati diversi e sono tenute insieme da due cartoncini più spessi, uno esterno e uno interno, e un elastico rosso: “Ci danno il potere di impaginarlo?”, mi chiedo mentre esamino le pagine sparpagliate sul tavolo. La prospettiva mi intriga.

Trattandosi di un viaggio compiuto dalla fotografa nel 2015, mi faccio guidare dall’istinto mentre guardo la pubblicazione. Ovvio, c’è chi viaggia con una lista di cose da fare e da vedere, una tabella di marcia ben precisa, con luoghi e orari organizzati scritti su un foglio in modo da poterli spuntare una volta visitati. Ma in questo caso il viaggio culla, trasporta. Il caos indiano è presente, tra gli schizzi di acqua dei bambini che si tuffano e i fili della corrente elettrica aggrovigliati tra le case, ma rimane lontano, come un’eco in attesa di essere percepito ed elaborato. Il tempo si dilata e si perdono le coordinate spaziali: siamo in India ma dove? E dove si va? Domande superflue: l’importante è andare, o forse l’importante è sentire.

Di sensazioni, la pubblicazione è piena: visive, sia per la bellezza delle immagini che per quella dei soggetti e delle scene ritratte; e soprattutto materiche, dato che i diversi tipi carta (tratto caratteristico della casa editrice RVM Hub) combinati all’uso magistrale in stampa di un bianco e nero con accenni di argento rendono queste immagini fisicamente presenti: la nebbia, descritta nella prefazione di Vasco Brondi, si materializza tra le mani del lettore che sfoglia la pubblicazione, come la polvere delle strade che s’impasta incontrando l’acqua, elemento onnipresente tra le pagine.

Le fotografie, divise in due formati differenti, uno leggermente più grande che fa da involucro esterno e uno che compone la parte centrale, sono stampate su tutta la grandezza della pagina, sul fronte e sul retro, e sono tagliate a vivo. Quando raccolte in formato libro, la metà della foto a sinistra, dialoga con la metà sul retro della foto successiva creando nuove immagini ibride, potenzialmente infinite: cambiando la sequenza, cambiano anche le immagini nuove create.

Questa struttura particolare (pensata dall’art director Francesca Pignataro) fa da supporto al titolo della pubblicazione: Jhalak in hindi significa “intravedere, dare uno sguardo”. L’intento dell’autrice è proprio questo: con un viaggio è difficile capire tutto di un paese, gli si dà un’occhiata più o meno a lungo facendo i conti con la propria esperienza personale, con quello che si è provato e remotamente capito. Esattamente lo stesso invito rivolto a chi è alle prese con questa pubblicazione: fai di queste pagine la tua esperienza.

(Veronica Daltri)

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