Dopo aver pubblicato racconti su molte riviste prestigiose, Anthony Veasna So era pronto a diventare una nuova stella della letteratura. Quando nel 2020 è morto a ventotto anni per overdose, i tributi al suo talento si sono moltiplicati. Afterparties, raccolta di racconti pubblicata postuma, ha una struttura narrativa ingannevolmente semplice, intrisa di critica sociale e umorismo. Assurdo ed empatico allo stesso tempo, Afterparties sonda le complesse vite dei cambogiani-statunitensi in California con uno stile che So ha descritto come “narrativa queer post-genocidio khmer”. Le storie si concentrano sul nesso tra identità e vita contemporanea. In una di esse, per esempio, una neolaureata di Stanford deve fare i conti con la responsabilità culturale di frequentare sentimentalmente un uomo khmer, sullo sfondo progressista e ipertecnologico della Bay Area. Alcune parti di Afterparties si leggono quasi come riflessioni di teoria critica della razza, altre invece come una catena di messaggi tra amici. È difficile non etichettare So come una voce della sua generazione, segnata dallo scetticismo e dalla sensazione del potenziale tecnologico. I suoi racconti permettono al passato di affiorare nel presente senza forzature o trovate pretenziose. Afterparties insiste su una comprensione prismatica della diaspora cambogiana attraverso storie piene di compassione ma anche di comicità, che ci fanno ridere proprio quando siamo sul punto di piangere.
Rosa Boshier, The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati