Il Wagner dell’ottocento è conosciuto per la musica dagli accenti marziali. I Wagner di oggi, in mimetica e occhiali da sole, stanno conquistando l’Africa. Con i kalashnikov in spalla, preceduti dai propagandisti e seguiti subito dopo da trafficanti d’ogni tipo, rispondono agli ordini del Cremlino che, in tempo di guerra, ha bisogno di trovare appoggi internazionali.

Da quasi un anno, il ricorso sfrenato a combattenti usati come “carne da cannone” in Ucraina non è bastato a costringere il gruppo guidato da Evgenij Prigožin a sfoltire i ranghi dei suoi mercenari schierati in altri paesi. Nel 2022 l’uomo d’affari ed ex detenuto ha cercato di consolidare la sua presenza negli stati africani, e perfino di spingersi oltre.

I risultati sono contrastanti. I miliziani della compagnia Wagner sono una presenza discreta in Mali, più appariscenti nella Repubblica Centrafricana; sono stati annunciati in Burkina Faso, ridimensionati in Libia e Siria; e si sono allontanati dalla Serbia con la stessa rapidità con cui ci erano arrivati. Il gruppo è opportunista, proprio come la diplomazia russa di cui fa gli interessi. “Il modello imprenditoriale della Wag­ner si basa sulla predazione e sul finanziamento diretto da parte dello stato. Con la predazione, la compagnia sostiene anche le sue operazioni in Europa”, osserva una fonte militare francese. Il gruppo “non fa niente per la situazione della sicurezza, che resta molto grave in Mali. Ma isola i dirigenti africani. La Russia cerca di destabilizzare l’Africa perché può esserle utile a gestire il conflitto in Europa. Per Mosca è interessante anche conquistare il sostegno di voci africane per evitare una condanna alle Nazioni Unite. È in corso un gioco di bilanciamento strategico tra i due continenti”.

Questa prospettiva preoccupa i governi occidentali. Il 26 gennaio il dipartimento del tesoro degli Stati Uniti ha sottoposto a sanzioni sei persone e dodici realtà legate al gruppo Wagner, qualificato come “organizzazione criminale transnazionale affiliata al Cremlino”. La ragione non è solo il suo contributo all’invasione dell’Ucraina. “Il personale della Wagner si è dedicato con regolarità a gravi attività criminali, in particolare uccisioni di massa, stupri, rapimenti di bambini e violenze nella Repubblica Centrafricana e in Mali”, fa notare il dipartimento statunitense.

La guerra in Ucraina ha segnato il passaggio a un altro livello per la compagnia militare, che alla fine del 2021 aveva novemila combattenti impegnati in vari paesi. Nel 2022, dopo un reclutamento su vasta scala, contava circa cinquantamila uomini solo in Ucraina, in gran parte pregiudicati. Il suo arsenale comprende carri armati, elicotteri e aerei da combattimento. Il tutto è gestito da un gruppo privato che opera al di fuori di un quadro giuridico, a riprova della grande vicinanza di Prigožin con Vladimir Putin.

Nella sua veste di generale senza gradi, il capo della Wagner ha regalato al leader russo alcuni progressi sul fronte ucraino nel Donbass, a differenza dell’esercito regolare per cui si sono moltiplicate le battute d’arresto. Tra i soldati russi le perdite finora sono state molto alte, rispetto a quelle “totali del gruppo Wagner, che fino a poco tempo fa non superavano il centinaio dal 2014, in tutti i paesi”, si legge sul sito russo Dossier.center, che segue da vicino le attività dei mercenari.

La Serbia è l’ultimo paese in cui il gruppo ha cercato di insediarsi, annunciando il 7 dicembre 2022 l’apertura di un “nuovo ufficio: il Centro culturale e d’informazione russo-serbo”, come riporta il quotidiano serbo Danas. Questo modo di agire ricorda quello usato nella Repubblica Centrafricana, dove la Wagner aveva dissimulato le sue attività dietro a un “centro culturale russo”. I mercenari amano descriversi come “musicisti di un’orchestra”, ma il paravento della cultura finisce qui. L’esile collegamento con il compositore dell’ottocento è dovuto al fatto che il primo comandante del gruppo, Dmitrij Utkin, noto per lo stemma delle Ss tatuato sulle spalle, è un suo ammiratore.

A Belgrado l’operazione diplomatica è andata male. I video in serbo per reclutare mercenari da mandare in Ucraina hanno provocato la reazione irritata del presidente Aleksandar Vučić, che il 16 gennaio sull’emittente serba Happy tv ha detto: “Perché voi della Wagner cercate di reclutare in Serbia pur sapendo che è contro le nostre leggi?”.

Il fallimento nei Balcani contrasta con la penetrazione del gruppo nel continente africano, cominciata sei anni fa e tuttora in espansione. Il 5 gennaio un messaggio diffuso su un canale Telegram affiliato al gruppo suggeriva la ripresa delle operazioni di reclutamento in un paese africano non meglio identificato, con la promessa di “guadagni a partire da 240mila rubli” (poco più di tremila euro).

Un uomo che dice di essere stato torturato e mutilato dai mercenari russi e dai soldati centrafricani a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, il 1 maggio 2019. (Ashley Gilbertson, The New York​ Times/Contrasto)

Il luogo potrebbe essere Ouagadougou, in Burkina Faso, dove l’arrivo dei mercenari russi fa discutere. Il gruppo Wagner cerca di far presa sull’opinione pubblica con un cartone animato che circola sui social network da gennaio: mostra i leader della giunta militare del Mali e di quella burkinabé, sostenuti dai mercenari russi, che decimano i “soldati di Macron”, rappresentati come zombi.

La tentazione antifrancese

Il governo del Burkina Faso – nato con un golpe nel settembre 2022 – è chiaramente tentato dall’esempio del Mali. “Il colonnello Assimi Goïta, il capo della giunta maliana, ha strombazzato il successo della sua svolta antifrancese e filo-Wagner al nostro presidente provvisorio Ibrahim Traoré”, afferma un ufficiale burkinabé. “Traoré pensa che la Wagner possa essere una soluzione, più per garantire la sua sicurezza personale che per combattere il terrorismo”. Un’opinione condivisa da altre fonti, secondo le quali il capitano, di 34 anni, è contestato all’interno dell’esercito e teme di essere rovesciato. “Negli ultimi mesi ci sono stati preparativi per un colpo di stato”, sostiene un diplomatico occidentale, citando come prova gli arresti di diversi ufficiali.

Ibrahim Traoré ha espresso il desiderio di “diversificare” le collaborazioni militari. Le bandiere russe sono ovunque nelle strade di Ouagadougou, così come la retorica antifrancese. A dimostrazione del riavvicinamento, il primo ministro burkinabé Apollinaire Kyélem de Tambèla è andato a Mosca nel dicembre 2022 per una visita privata, su un aereo noleggiato dalla giunta maliana. Arrivato là, ha espresso il desiderio “che la Russia sia un alleato” nella lotta antiterrorismo.

In Mali la Wagner, dopo una rumorosa entrata in scena alla fine del 2021, è ormai una presenza più discreta. È quasi invisibile a Bamako, dove per la giunta ci sono solo “istruttori russi”. Gli uomini del gruppo sono dispiegati da Timbuctù a Gao, ma si concentrano soprattutto nel centro del paese. In tutto sono circa 1.400 mercenari. Secondo una fonte delle Nazioni Unite, “la Wagner non ha ancora trovato un suo modello economico in Mali. Non ha richiamato gli uomini che ha laggiù per mandarli in Ucraina”. Secondo Parigi, Bamako vuole destabilizzare la regione e promuovere gli interessi russi.

Dopo il tempo delle armi è cominciata una seconda fase: quella degli investimenti

L’investimento geopolitico si sta rivelando redditizio per Mosca e potrebbe essere rafforzato. Ma l’efficacia sul campo è dubbia. La presenza dei mercenari finora ha semplicemente fatto aumentare la violenza, senza contenere la minaccia jihadista. Secondo una stima dell’ong Acled, nel 71 per cento dei casi “di violenza politica organizzata” che hanno coinvolto il gruppo paramilitare in Mali tra il 1 dicembre 2021 e il 31 luglio 2022 sono stati presi di mira dei civili. L’episodio più grave è stato il massacro di Moura, alla fine del marzo 2022, nel quale ne sono stati uccisi quasi trecento.

Nella Repubblica Centrafricana i mercenari consolidano la loro presenza da cinque anni, in maniera molto più visibile. Dopo il tempo delle armi è cominciata una seconda fase: quella degli investimenti redditizi. Il numero di combattenti, che era salito a più di duemila nel 2021, è stato dimezzato. “La guerra in Ucraina ha avuto conseguenze sulla Repubblica Centrafricana, che dal punto di vista militare non è più una priorità per la Wagner. Ora l’interesse della compagnia è contenere la violenza dei gruppi armati, mantenendo un livello d’instabilità sufficiente a giustificare la sua presenza. L’obiettivo della Wagner è oggi appropriarsi di risorse economiche”, afferma un osservatore straniero. Le truppe di Prigožin concentrano la loro attenzione sulla miniera d’oro di Ndassima, che si è ingrandita fino a comprendere otto siti d’estrazione, secondo un dispaccio diplomatico statunitense pubblicato da Politico.

Fonte: Le Monde

La Wagner ha una strategia per il lungo termine e ha rafforzato la sicurezza della miniera, costruendo ponti e schierando cannoni antiaerei in punti chiave. Alcuni investimenti sono stati destinati alla silvicoltura, e all’esportazione di zucchero e caffè. Per spostare le merci fuori dal paese, il gruppo scorta i convogli in viaggio tra la capitale centrafricana Bangui e il porto di Douala, in Camerun.

La presenza della Wagner nella Repubblica Centrafricana incontra tuttavia delle resistenze. L’uomo di punta di Prigožin a Bangui, Dmitrij Sytyj, è rimasto ferito il 16 dicembre 2022 in un attacco con un pacco bomba. Secondo le nostre informazioni, durante la sua visita a Wash­ington nel dicembre 2022, il presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra ha ricevuto un programma per l’espulsione dei mercenari russi entro la fine del 2023.

Un’altra roccaforte è il Sudan, dove il gruppo ha messo le mani su un giacimento d’oro, un’attività molto redditizia che permetterebbe alla Russia d’intascare tonnellate di metallo prezioso aggirando le sanzioni occidentali. In cambio, l’esercito sudanese è addestrato da istruttori russi. Khartoum può contare su attrezzature e tecnologie di propaganda russe, usate dal 2022 per promuovere, tra le altre cose, un “centro culturale russo-sudanese”. La Wagner ha anche legami con la più potente forza paramilitare del paese, le Forze di supporto rapido, guidate dal numero due della giunta, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemetti. Il generale era a Mosca alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina e oggi sostiene apertamente il Cremlino.

Un centro logistico

Più a nord, in Libia, l’effetto della guerra in Ucraina è stato minimo. La sua posizione, a metà strada tra la Siria e l’Africa subsahariana, è strategica. La riduzione delle forze della Wagner presenti nel paese è stata “marginale”. “I mercenari russi rimangono nei siti petroliferi e nelle basi militari in Cirenaica e nel Fezzan, sotto la supervisione del maresciallo libico Khalifa Haftar”, osserva una fonte diplomatica francese, che stima una presenza tra le mille e le 1.500 unità.

Dopo l’insuccesso dell’offensiva lanciata da Haftar su Tripoli nel 2020, i mercenari hanno protetto la ritirata delle forze del maresciallo e la sua roccaforte. Da allora una tregua permette alla Wagner di concentrarsi su tre attività: mettere le mani sul petrolio, grazie al dispiegamento dei suoi uomini nel golfo della Sirte e nei pressi dei pozzi petroliferi nel Fezzan; usare il paese come snodo logistico tra la Siria e l’Africa, forte di un migliaio di miliziani siriani fedeli a Damasco; e rilanciare le vecchie ambizioni russe che consistono nel contenere militarmente l’occidente sulla sponda sud del Mediterraneo. In particolare il gruppo Wagner sta lavorando per riportare al potere il figlio di Gheddafi, Saif al Islam.

In Siria la presenza militare della Wag­ner si è notevolmente ridotta nell’ultimo anno. Anche le sue priorità sono cambiate e si concentrano, di nuovo, sugli affari. Il gruppo continua ad assicurare la protezione degli impianti petroliferi in cambio del 25 per cento della produzione. Nel marzo 2021 la società Kapital, legata a Prigožin, ha ottenuto da Bashar al Assad il diritto esclusivo di prospezione e perforazione per quattro anni in un’area al largo delle coste, contesa tra Siria e Libano.

La maggior parte dei mercenari della Wagner presenti in questa regione è stata trasferita in Ucraina. “Durante la fase più intensa dei combattimenti, il loro numero superava i 1.500, mentre in Siria si è molto ridotto”, spiega il ricercatore Anton Mardasov. “A causa dei disaccordi tra la Wag­ner e il ministero della difesa russo, il grosso delle unità mercenarie recentemente dispiegate in Siria appartiene al gruppo Redut, che dipende dalle truppe aviotrasportate. I compiti della Wagner e della Redut consistono nel garantire la sicurezza delle basi, temporanee o permanenti. Nelle aree controllate da gruppi filoiraniani o filo-Assad, i russi si affidano a società di sicurezza siriane. Il loro lavoro si limita quindi a mantenere una presenza e un’influenza sul terreno, un po’ come in Libia”. La ritirata dei russi lascia campo libero all’Iran, che può rafforzare le sue milizie nel sud della Siria. “Anche se la guerra in Ucraina non ha ridotto radicalmente le capacità tattiche della Russia in Siria, ha minato la sua influenza nella regione”, conclude Mardasov. La concentrazione delle sue energie sulle attività economiche mostra non tanto una stabilizzazione, quanto l’incapacità di mantenere la propria offerta in materia di sicurezza internazionale. Neanche le vittorie ottenute dai mercenari della Wagner in Ucraina possono invertire quella che è la tendenza principale del conflitto, cioè lo stallo militare. ◆ ff

Questo articolo è stato scritto da Emmanuel Grynszpan, Cyril Bensimon, Eliott Brachet, Hélène Sallon, Elise Vincent e Frédéric Bobin.

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati